Quando hai l’opportunità di assistere alle prove di un concerto, capisci di che pasta è fatto un cantautore, ti rendi conto di quanto sia attento, pignolo, meticoloso. Perfezionista. Marco Masini, alla vigilia del debutto romano de “La mia storia piano e voce“, appare così, estremamente calato nella parte di artista “solo contro tutti”. Lui, un pianoforte e un teatro, assoluto protagonista nel rituale d’ascolto.
L’ultima volta che abbiamo fatto una chiacchierata era Sanremo 2004: Marco ricorda anche che all’epoca facevo radio (nel video non resiste alla tentazione di tornare “a modo suo” sull’argomento radio…). Quella volta vinse il Festival, stasera il Brancaccio è sold out, comincio a pensare di essere un vero portafortuna. Aveva ragione il nostro comune amico Walter Savelli (suo maestro in gioventù), questo è uno che al pianoforte ha pochi eguali in Italia, s’immerge nel mare bianco e nero fatto di 88 tasti e arrivederci a tutto il resto. Sarà anche vero che fa pop, ma in prova suona e canta di tutto. La recente partecipazione a I migliori anni (trionfo nella nuova Canzonissima) ha consegnato linfa vitale, facendo riemergere la parte più intima delle sue produzioni: mi svela un brano al quale si è legato particolarmente durante la preparazione di questa tournee in solitaria, ha da ridire su alcuni meccanismi di Sanremo e dice la sua sull’ultima generazione di cantautori…
SOLD OUT PER MASINI AL BRANCACCIO – LE FOTO
Partiamo da un anniversario, 1993-2013: facciamo finta che “Vaffanculo” fosse una canzone d’amore, oggi Masini canta “Io ti volevo”, direi che è cambiato qualcosa…
L’hai detto te, sono passati 20 anni e il tempo ha sempre un senso: nella vita di un uomo le cose cambiano, da giovani si vede il mondo in una maniera diversa, poi si raggiunge una maturità, il linguaggio cambia, ci si approccia alla società in un’altra maniera. Questo in tutti i settori, dall’amore alla politica.
In questo tour affronti il pubblico da solo: i veri cantautori a un certo punto sentono la necessità di fare un percorso in assolo…come mai per te proprio in questo momento?
Sto cercando, da qualche anno, di far arrivare alla gente il mio personale concetto di evoluzione: il Masini di “Bella stronza” e “Vaffanculo” esiste ancora, ma sono mutate molte cose. Ho deciso di riprendere in mano le mie canzoni del passato e renderle note a tanti e nuove a tutti, anche a me stesso. A un passo dai 50 anni è giusto abbandonare la frenesia di un tempo che non c’è più, smetterla di urlare e iniziare a parlare al pubblico attraverso la musica, con toni più soft, più intimi. Il pianoforte mi sembrava la scelta migliore per far passare questo nuovo messaggio, in maniera più pacata e, forse, più convincente.
..e come mai Giulia Pratelli accanto a te?
Una brava ragazza, giovane, suona bene la chitarra e mi ha molto emozionato per la passione che mette dentro la musica. Scrive bene, sa proporsi bene sul palco, può avere un’occasione per crescere: mi fa piacere regalare la mia esperienza a chi adesso inizia un percorso nuovo della sua vita. Per me quella di Giulia è una scelta felice, non tornerei indietro.
Hai fatto bellissima figura a Canzonissima: secondo te è la dimostrazione che la musica in Tv funziona, o sono solo casi isolati?
In generale, i Talent Show non sono fumo negli occhi, partiamo da questo presupposto. Là dove c’è l’esposizione, il giovane ha sempre e comunque la possibilità di poterla sfruttare. Poi, chi ha talento e ha comunicazione efficace, riesce a mantenersi e a conservarsi nel tempo, mentre chi dentro ha solo fumo, tende a svanire, proprio come il fumo… Una volta c’erano Castrocaro e il vero Sanremo, oggi The Voice e X-Factor: sta a chi fa musica sfruttare le occasioni, farsi trovare pronti…
Tanti anni fa Walter Savelli, tuo maestro di pianoforte, aveva fatto due gruppi di studio, ‘Gruppo 1’ e ‘Gruppo 2’: nel primo c’era Paolo Vallesi, mi spieghi perché tu eri stato confinato nel secondo…?
Chiariamo una cosa, io ero amatissimo da Walter! (ride) Ci si vuol bene e ci si sente ancora: ero un rompiballe, lo contestavo spesso e volentieri, lo mettevo quasi in cattiva luce… Lui era bravissimo ma io avevo esperienza di orchestra, facevo anche la dance, ero fissato con i sintetizzatori: insomma, lui mi insegnava tanto, ma anch’io ero in grado di insegnare qualcosa a lui! Si discuteva di tutto, algoritmi, campionatori. Diciamo che ero un po’ la pecora nera del gruppo: siamo ancora molto amici, proprio perché la nostra è un’amicizia sincera, Walter mi mise nel ‘Gruppo 2’ per non rompere…le scatole!
Questa crisi della discografia è collegata alla crisi dell’intero paese o viene da più lontano…?
Le cose sono collegate, ma il fatto è che non si propone tanta buona musica, ma solo i fenomeni e i tormentoni del momento, poi tutto svanisce. Tiziano Ferro è stato l’ultimo vero cantautore, dopo di me. Dimmi altri giovani che abbiano avuto almeno 4 o 5 anni di storia da costruire e poi da raccontare…! Io non ne vedo in giro.
La nostra ultima chiacchierata risale a Sanremo 2004: secondo te cos’è cambiato in questi 10 anni di Festival?
Sanremo, col tempo, ha tolto un po’ di spazio ai giovani, adesso gli si dedica solo l’ultima mezzora, intorno alla mezzanotte. I cantautori del futuro sono i giovani talenti di oggi, inevitabilmente. Il fatto che trovino spazio solo nei Talent Show secondo me deve far riflettere: adesso non ce ne rendiamo conto, ma tra qualche anno arriverà il conto di tutto ciò…
C’è una versione “piano e voce” di questo tour alla quale sei molto legato, alla quale hai lavorato un po’ di più…?
Mi sono divertire a fare “Disperato” come era alle origini: sfumature blues, arrangiamento diverso da quello degli ultimi anni. Del resto, io amo molto tornare indietro nel tempo e riscoprire cose del mio passato. Quello è uno dei miei pezzi più conosciuti e forse anche per questo mi son divertito a ridargli la luce che meritava, spogliandolo di impalcature forse un po’ inutili.
Chiudo: esiste un pezzo che Masini amava molto da bambino e che ancora oggi canticchia o suonicchia in privato…?
Non ho dubbi: la musica delle Comiche del sabato pomeriggio, quelle di Renzo Palmer. Tra l’altro, ho inserito un brano di quel tempo nello spettacolo che ora porto in giro nei teatri. Un momento di leggerezza ci sta all’interno di una scaletta che conta una quarantina di pezzi e tanti bottoni da pigiare…
(foto by kikapress.com)
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