Trentadue secondi. Tanti sono bastati a Veronica De Simone per convincere i coach di The Voice of Italy. Ci piace fare nomi, la seconda puntata delle Blind Audition parte da qui, da un talento, da una ragazza che ha il soul nella voce (come avrebbe detto Lucio Dalla). Per lei una luminosa interpretazione di “At last” della signora Etta James: brividi, pelle d’oca, la sensazione che questo sia molto poco talent show e molto tanto musica, canzone, palcoscenico, voce. La biondina dall’acconciatura che fa molto Gaia De Laurentis è determinata, commossa e commovente, per noi è già tra i favoriti: può arrivare fino in fondo. Torniamo a The Voice. Il livello delle canzoni è migliorato, finalmente sarà difficile dire: “sono sempre le stesse nei talent…”, ascoltare pezzi come questo, come “Allelujah” o “Notturno“, beh, riappacifica con tutto quello che c’è intorno…
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The Voice non è meglio o peggio di X-Factor, per adesso è certamente un’altra cosa: Pelù, Carrà, Noemi e Cocciante sono quattro allenatori ben assortiti, non giudicano ma valutano, non mettono le cuffie e non si agitano più di tanto mentre il brano gira, il format è trasversale anche grazie a loro: buono per 16 o 18enni e anche per quelli più adulti.
“Mi farebbe piacere occuparmi di te” è una frase pronunciata dalla Raffa: sarà anche nazional-popolare, così come le lacrime dietro le quinte, ma diversifica questo esperimento televisivo da altri. Un linguaggio un po’ diverso dalle ultimissime forme di show canori. Atmosfere soul e jazz, per adesso molta musica e poco spettacolo ed è giusto che sia così.
Arriviamo, poi, al cuore del format: i concorrenti sono tutti bravi e molto emozionati (i primi 10-15 secondi sono decisivi per capire se ce la faranno a smuovere quelle poltrone), ma alla fine della loro esibizione sono loro a prendere in mano la moneta e a girarla di scatto. Le loro emozioni, le loro ansie vengono trasferite ai quattro coach, per la prima volta nella storia di un Talent show (chiamatelo come volete!) a stare sulle spine è la componente giudicante, in questo caso Riccardo, Raffaella, Piero e Noemi. Li chiamiamo per nome, per farli sentire in gara: per ora è gara anche tra di loro.
Discrepanze
Una settimana fa Valentina Ducros aveva interpretato “Quando finisce un amore“, sbagliando mossa. Questa volta, invece, Noemi si lascia convincere dalla ragazza che azzarda una versione (molto simile all’originale) de “L’amore si odia”. Spiace per l’esclusione di Samantha Discolpa e Maria Grazia Terranova, segnaliamo un tweet di Valerio Scanu: “Chi non si gira per una voce come quella di Samantha secondo me dovrebbe prenotare una visita ORL… #tvoi #amplifon“. Tanti complimenti per Sammy, ma nessuno si gira. Per il giovanissimo Mattia Lever, invece, grande entusiasmo nonostante la sua “Heaven” sia stata praticamente identica alla versione di Bryan Adams. Infine, Jessica Morlacchi, ex Gazosa: canta “Oggi sono io”, a guardarla sembra Benedetta Mazzini, a sentirla pare che imiti Mina. Rivedibile.
Mettiamola così, The Voice è una bella rosa (intesa come fiore e come rosa di partecipanti), e non esiste rosa al mondo che non abbia spine.
(foto by facebook)