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Categories: Interviste

Catena Fiorello: “A casa non c’erano soldi, ma tanta musica…”

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Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (ed. Rizzoli) è una storia come tante, forse per questo affascinante. Siamo tutti diversi, tutti speciali, tutti pezzi unici. Ma cosa c’entra Catena Fiorello con la musica? C’entra, eccome. Ha trascorso una vita a tempo di musica, solo chi ha la melodia nel cuore e l’armonia nell’anima può cimentarsi con la scrittura. Lei, gentile nell’animo e appassionata nel raccontarsi, non stona e non si tira indietro: dal legame naturale fra il padre (“ricercatissimo maestro di serenate“) e Domenico Modugno, la cui storia va ormai in parallelo con la sua famiglia, ai suoi gusti musicali di oggi e di ieri, oltre ad una marcata adorazione per Ennio Morricone e Lucio Dalla. Fanno tenerezza i suoi ricordi d’infanzia, quelli di una famiglia come tante, nomade per necessità e colorata dalla musica di papà Nicola: un galantuomo che andava matto per Neil Diamond e la sua “September Morn”. Commossa da Beppe nella fiction “Volare”, mi confessa di non aver affatto invidiato Rosario ai tempi del Karaoke (“poverino, non lo lasciavano vivere…“) e di essere stata autrice di alcune sue canzoni…

Sembra quasi che si chiuda un cerchio: da “Nati senza camicia” a questo ultimo nato…

L’elemento comune è la povertà. Tema largamente trattato in tutto quello che ho scritto fino a questo punto. Persone che sono partite da zero e che con determinazione hanno fatto il loro percorso. La protagonista di Picciridda è figlia di emigranti in Germania, e poi il ritorno a casa con grandi sacrifici. Casca il mondo… è il clou sul tema: Vittoria è partita dal paesello salentino, alla ricerca del riscatto, e ora vuole emergere dalla miseria: alla fine si renderà conto che è scappata dalla povertà, ma non da se stessa. Di base tratto “bene” la povertà, perché l’ho vissuta: la povertà non è privazione, ma uno stato, una condizione che ti aiuta ad affilare le armi…

Centrale sembra essere la figura di tuo padre che ci porta a parlare anche di Domenico Modugno…

Premessa: molti pensano che nominare anche indirettamente i miei fratelli possa darmi fastidio. Assolutamente falso! Amo parlare di loro, sono bravissimi ragazzi, ma non amo chi cerca me per arrivare a loro. Non è il tuo caso, siamo in contatto da tanto tempo. Torniamo a Modugno. Mi ha colpito la sua determinazione, la sua passione: credeva tantissimo in quello che faceva. Quando parla con suo padre, ad esempio: io adoro le persone che hanno questa forza di volontà. Mio papà era così, per lui non esisteva una cosa impossibile. A me, onestamente, manca la sua sicurezza, sono una che tende a scoraggiarsi…

Che musica ascolti oggi e cosa ascoltavi quand’eri una teen-ager?

Ero piena di “fissazioni”, roba da non credere! Da Josephine Baker a Lucio Dalla, da Enzo Avitabile sino ai Clash (“Rock The Casbah” mi faceva impazzire), poi sono arrivata a una fase diversa, una fase da tammarrona: le TLC, Anastacia… Se c’è una cosa che adoro è la Bossa nova: frequento molto il Brasile, ascolto quel genere da tantissimo tempo, penso a Joao Gilberto. Nei miei libri non manca mai la musica: in “Picciridda” trovi Le mille bolle blu o Dadaumpa, mentre la bellezza del canto brasileiro (Nana Caymmi) regna in “Casca il mondo…”, nell’ultimo tocca a Modugno con “Piange il telefono”, “Amara terra mia”, “E vui dormiti ancora!”. Canzoni che adorava mio papà: quando qualcuno in paese doveva riconquistare la propria donna, veniva contattato proprio lui, un vero maestro di serenate…! Siamo cresciuti senza una lira, ma a casa nostra c’era sempre la musica. Mi hanno raccontato che quando doveva annunciarsi via radio ai suoi colleghi, lo faceva attraverso una canzone… Ti dico anche i suoi pezzi preferiti: Another Brick In The Wall, Maledetta primavera, Un amore così grande, ma soprattutto September Morn di Neil Diamond, il suo vero cavallo di battaglia.

Mi dici se e come seguivi il fenomeno musicale degli anni ’90, il Karaoke?

Poverino! Dicevo così, guardando Rosario… Era una cosa alterata, non troppo “sana”, ragazzine che svenivano davanti al suo camper, migliaia di ragazzine urlanti…

Scrivi bene, lo sanno tutti: perché provi con le canzoni, visto che c’è carenza di autori in giro?

Fatto! Per il disco di Rosario, “Saro Fiorello“: per una forma di pudore abbiamo evitato di inserire il mio nome. Infatti su quel disco trovi tra gli autori mio fratello e Cassano dei Matia Bazar: invece la metà dei testi di quell’album appartiene a me, lo dico con orgoglio. Fui io la prima a non voler firmare, giuro!

Festival di Sanremo: hai seguito quest’edizione, immagino…

Per forza di cose è un Festival legato all’immagine di Beppe. Di questo sono molto felice, è chiaro. Per la prima volta dopo tanti anni ho visto uno show dove ha trionfato la raffinatezza, l’eleganza: negli ospiti, nel modo di porsi, nel modo di condurre, in tutto. E’ stato il vero Festival di Sanremo, dopo anni di occasioni perse. La classe non è acqua, dopotutto: Fazio e la Littizzetto sono stati bravissimi, stile d’altri tempi, tanti temi toccati con delicatezza e intelligenza.

GUARDA LE FOTO DI BEPPE A SANREMO 2013

So che a te piace molto Lucio Dalla, mi dici il perchè?

Bellissimo l’omaggio dell’altra sera. Lui è stato un grande, quando un uomo dietro di sè lascia solo una scia di profumo, allora ha vinto. Ha anticipato tematiche di un certo tipo, temi scomodi. “La casa in riva al mare” è la sua canzone più bella, quella che preferisco: magnetica, struggente, la ascolto e ogni volta mi commuove. Un testo che fa sognare: “E sognò la libertà, e sognò di andare via, via e un anello vide già, sulla mano di Maria…

Secca, dimmi un brano a testa per Modugno e Lucio Battisti che ieri avrebbe compiuto 70 anni…

Vecchio Frack, in assoluto. Non ci devo pensare molto. Di Battisti, invece, ho una doppia preferenza, ma c’è un motivo: “Io vorrei, non vorrei…” è senza dubbio quella che mi piace di più, mentre “Con il nastro rosa” ha un sapore tutto suo, perché conservo un ricordo particolare: quando ci trasferimmo ad Augusta, prendemmo in affitto una casa indipendente, niente condominio. Io ero estasiata: finalmente eravamo “liberi”, potevano ascoltare musica a tutte le ore, c’era aria di libertà… Che nostalgia!

Ti piace andare ai concerti?

Beh, mi viene subito in mente un concerto di Madonna: quanta ansia! Troppa confusione, non mi ritrovavo in quel tipo di ambiente, ma per niente. Devo essere sincera, se mi inviti ad un concertone quasi mi fai un torto. Non vado matta per i grandi eventi musicali. Se si tratta di musica da club allora è diverso, posso andarci anche tutte le sere…

Immaginiamo che domani “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” diventa un film: a chi pensi per la colonna sonora?

Una musica di Ennio Morricone, una qualunque. Lui non sbaglia mai, è una garanzia.

(foto by facebook)

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