Come per ogni viaggio, la borsa è piena di roba. Contiene dischi, canzoni, ricordi di acquisti passati. Album che abbiamo toccato con mano e messo nella valigia della nostra vita: la storia di un disco parte dal momento in cui scarti il cellophane. Solo dopo parte la musica, nascono le emozioni. Questo è Disc-History, dischi che non necessariamente hanno fatto la storia, ma che hanno avuto una storia con chi li ha acquistati.
Lucio Battisti
Molti pensano che se Lucio Battisti avesse imparato veramente a cantare in inglese sarebbe diventato il più grande interprete di tutti i tempi. Parole grosse. Un po’ stonato, oggi non avrebbe l’X-Factor. Chitarrista ordinario, oggi non farebbe il turnista. Compositore arrogante, oggi farebbe perdere tempo alle case discografiche. E tante altre cazzate. Ricordate “Anima latina“, l’album? “..è una vela la mia mente, prua verso l’altra gente. Vento, magica corrente…”
Anima latina, libertà e sperimentazione
Primi anni ’70. Erano in 4, a Londra. Battisti, Mogol, Mario Lavezzi e Alberto Radius. Lucio trovò uno strumento, sembrava un lavandino o una lavatrice. Faceva effetti sonori clamorosi. Era il sintetizzatore. Nel novembre 1974 uscì l’album della svolta, “Anima latina”. Frutto dei viaggi nei paesi del sud, libertà e sperimentazione. Nessun singolo ad anticiparne l’uscita. Toni suadenti, armonia cristallina. Un disco progressive, trasversale, internazionale. E nessun segreto, nessun tentativo di celare questa rivoluzione. Alla fine di “Anonimo“, Battisti si autocita, storpiando “I Giardini Di Marzo” in chiave bandistica, velocizzandola, quasi rendendola lounge… Un concept album, un’opera rock adatta al teatro. Ah, se qualcuno si decidesse di portare in scena questa Anima latina… “Mia cara, cara amica che ne dici se noi portiamo a termine la nostra dolcissima fatica. Allontaniamoci verso il centro dell’universo” (“Abbracciala abbracciali abbracciati”, ndr.).
In classifica 65 settimane!
Viene da sorridere a leggere alcune dichiarazioni di Lucio. “I dischi degli altri costano quanto i miei. E’ ingiusto, perché io ci metto molto più cuore…“. Una riflessione forse popolarotta, ma ci sta. Ci sta, se ascoltiamo e ri-ascoltiamo random alcuni estratti della sua infinita produzione. Le sue canzoni sono come quelle donne che hai amato veramente nella vita: non ti stanchi mai di ascoltarle. “Anima latina” resta una pietra miliare, disco sudamericano, eccitante, perché non si fa capire: “Se ne andrà molto presto. Qualche frutto darà forse ancora… Generosa talvolta com’è la natura. Ah! Se avessi il tempo per amarti un po’ di più…” (Separazione naturale).
(foto by facebook.it)
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