Concerti, album, interviste. E poi i Talent e il Festival di Sanremo. In tutto questo trova spazio sempre (e comunque) l’annosa questione della musica in tv. Della tv per la musica. Il bisogno, l’esigenza di riqualificare gli spazi televisivi, cercando di proporre (oltre che riproporre) qualcosa che sia diverso da una commemorazione di Battisti o dalla più classica delle classifiche. Si salva solo il “Supertelegattone“. Dalle colonne di Repubblica arriva l’appello di Irene Grandi e Stefano Bollani: musica dal vivo, pubblico giovane, artisti nuovi… Il tutto in una Tv nuova! magari, partendo da Firenze…
Ah, quella splendida terrazza!
“Dottor Djembe ha rappresentato una vera occasione per i musicisti fiorentini, incontrarsi e chiamare a raccolta colleghi da tutta Italia: ne abbiamo avuti ospiti più di 150. La sede Rai di Firenze è enorme, sei piani in cui si fanno molte meno cose di quante sarebbero possibili. Oltre ad una terrazza splendida che se solo fosse a norma sarebbe perfetta per ospitare concerti…“. Così, amaro ma non rassegnato il nostro Stefano Bollani che, da Repubblica.it denuncia la mancata attenzione nei confronti della sua città, anzi della Rai della sua città. “Djembe ha avuto anche tre puntate televisive che abbiamo voluto realizzare proprio a Firenze, anche se farlo a Roma sarebbe stato più semplice. Ma per noi significava dare un segnale importante“. Irene Grandi, che l’ha accompagnato (oddio, si sono accompagnati a vicenda) durante la bellissima esperienza del disco tour omonimo, rincara la dose, dimostrando notevole sensibilità: “..tra l’altro, questo avviene in un momento in cui la scena fiorentina non offre tanto di nuovo, a parte il Viper. Giorni fa, grazie a mio nipote 15enne che ci suona, ho scoperto che esiste ancora il Be Bop. Ho tirato un sospiro di sollievo“.
Tutto il resto è Costruire…
Costruire nuovi spazi, sistemare quelli già esistenti. Per una ricostruzione delle coscienze musicali: ascoltando la cover “Costruire” che Irene e Stefano hanno rubato all’amico Niccolò Fabi, viene da pensare a questo, ad una nuova forma di progetto. Del resto, le stesse parole dei due artisti sembrano andare in questa direzione. Francamente, da due come loro ce lo aspettavamo: sul palco (e in sala) erano e sono frequenti i cambi di stile, i cambi di registro, l’innata capacità di adattarsi allo spartito, al genere, alla situazione. Improvvisazione, questo è jazz. In Rai, forse, sarebbe il caso d’improvvisare un po’ di meno. Almeno, quando si parla di musica.
(foto by facebook)
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