Se dovessero domandarmi “Qual è il tuo cantante preferito?” avrei difficoltà a rispondere. La musica è una, ogni giorno scopri e riscopri qualcosa. Ma fotografare la realtà con una strofa, entusiasmare con un canto, stimolare con una frase. Di questo è ancora capace Giorgio Gaber: “Io ci sono” è il disco tributo che 50 artisti hanno voluto realizzare…
2003-2013, oh mamma… (cit.)
Dovrebbe essere studiato nelle scuole. E, magari, il primo passo è stato proprio quello di intitolargliela, una scuola. Non esiste una cosa, un fatto, un elemento che Giorgio Gaber non abbia sapientemente messo in musica. L’amore, la politica, la vita, la morte. Le strade, la città, le automobili, le persone. Augusto Daolio diceva di De Andrè che fosse riuscito nell’impresa di raccontare le cose per quello che dovevano essere. E di Gaber, invece, per quello che erano realmente. Sono passati 10 anni dalla sua scomparsa… E provi a dire che gli artisti non muoiono mai, che sono sempre dentro di noi, accanto a noi. Sembra quasi che sia venuto meno un amico, un parente. “Io ci sono” (esce domani in tutti i negozi di dischi) è molto più di una raccolta di cover. Un triplo Cd, omaggio, tributo, riconoscimento. Da Tiziano Ferro a Claudio Baglioni, da Jovanotti a Gianna Nannini, dagli Articolo 31 a Max Pezzali. E poi, Cesare Cremonini, Mina, Vecchioni, Battiato, Ligabue, Emma Marrone, Vecchioni. E Patti Smith, con una incantevole “I as a person”. “Oh, mamma…”.
Renato Zero, poesia con dedica…
Dal 1958 al 2003, cinquanta brani che fanno la storia di una carriera unica, restaurati, arrangiati, prodotti e risuonati dai più grandi artisti del panorama musicale. Tre dischi da collezione (come si diceva una volta) che la Fondazione Gaber ha curato con la stessa intelligenza con la quale Luporini e IL Signor G costruivano arte. Alto artigianato, meglio. Arte è una parola complicata. Un album, Io ci sono, che avrà anche una versione deluxe, a tiratura limitata: tre brani in più (tra cui Lo shampoo cantata da Mina), un libro curato da Vincenzo Mollica, Salvatore Veca e Michele Serra, una poesia di Renato Zero, tre rare fotografie in formato speciale e due Dvd con interviste e materiali inediti.
Ci siamo!
Lo stesso anno, il 2003, se n’è andato Alberto Sordi. Anche mio nonno, al quale ero legatissimo. Un anno poco felice, ma ugualmente indimenticabile. Oggi mi porto dietro le emozioni di queste persone che hanno dato un senso anche a quell’anno. Me le porto dietro, come persona: “..coi miei sentimenti, coi miei traguardi quasi mai raggiunti, io con la mia fede che si disperde in infinite strade, io stordito e spento, con lo sgomento di dover assistere…“