Alessia D’Andrea: an international rock singer, a dicembre nuovo singolo

Non la vedevo dal 2000. Ero convinto, già allora, che fosse un grandissimo talento. Voce perfetta, interpretazione da artista tout court e grande competenza musicale. Oltre all’innata attitudine a scrivere e comporre pezzi in inglese e in italiano. Dal Premio “Città di Recanati” (2001) alla collaborazione con Molella e Ian Anderson (Jethro Tull), fino ai concerti in Polonia davanti a 100.000 persone. Alessia D’Andrea è brava. Ma brava davvero. A dicembre uscirà il nuovo singolo, sempre più in direzione rock-electro…

In viaggio con la musica

Un vecchio frantoio nella provincia di Catanzaro. Cortale, dove nacque Andrea Cefaly. Anche da queste parti si fa musica, ebbene si. Del resto, se per certi versi la Calabria è definita come l’Africa d’Italia, è pur vero che i negri americani hanno praticamente inventato la musica. Alessia D’Andrea ha la carnagione chiara, ma è riccia come Bob Marley (o Brian May), logorroica, ma con immense doti da ascoltatrice. Nomade per scelta, attacca e difende (nascosta dal suo pianoforte), senza soluzione di continuità. Un luogo caratteristico divenuto sala di registrazione dell’etichetta Renilin, è qui che ci ritroviamo.

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Alessia Begins: l’esperimento-gioco di “Alza le tue vele” (2000). Dove eravamo rimasti?

Un’avventura, semplicemente. Simpatica, senza dubbio. Dove, tra l’altro, lavorai col grande Baba Sissoko, percussionista di fama internazionale (Youssou N’Dour, Sting). Poi, il vero inizio: nel 2001 vinco il Premio Città di Recanati (“Per la mia strada”). Era l’anno di Amalia Grè, Pacifico…

Molella e Ian Anderson: quanto hanno contato nel tuo percorso artistico?

Maurizio è un caro amico, abbiamo collaborato su tantissime cose. Insieme abbiamo fatto pezzi che hanno scalato le classifiche di mezzo mondo. Ian è stato uno degli incontri più belli della mia vita, con lui è cominciato tutto come un gioco: inviammo una demo piano e voce di “Locomotive Breath”, così…giusto per… E’ andata benissimo, adesso continuiamo a sentirci: gli dico sempre che lui è il mio Virgilio (in questo inferno che è la musica!)

Di solito trovo analogie tra artisti emergenti e voci note. Con te ho difficoltà, somigli molto a te stessa… Al massimo mi fai pensare a Tracy Chapman!

Ti ringrazio, mi fai un bellissimo complimento dicendo queste parole. Io adoro le voci sporche, la Chapman, Tori Amos, Ani Di Franco. Sanno cantare, ma soprattutto sanno comunicare attraverso la musica. Non è da tutti.

Più capelli di te solo Brian May! ma…lo fai per osteggiare il rock che c’è in te o solo per mascherare la timidezza?

Sono un tipo poco cool, non mi va di disciplinarli… Rappresentano me, proprio come gli occhi. Hai ragione a dire che sono una garanzia difensiva, mi ci nascondo spesso. La musica è l’espressione di quel che sono, l’espressione più vera di me. I capelli, anche loro, mostrano la mia parte aggressiva. Insomma, sia attacco che difesa!

Quanto è importante il piano nei tuoi concerti?

Adoro il pianoforte classico, anche se suono spesso le tastiere. Uno strumento affascinante, a dire poco. Mi fa sentire come quelle donne dell’800, quelle che ancora prima suonavano il clavicembalo. Io, tra l’altro, compongo al piano. Un perfetto rifugio per me.

Inglese perfetto, forse solo Elisa e (staccata) Malika Ayane cantano così bene. Se dovessi scegliere, in quale lingua canteresti?

Non ho dubbi. Ho iniziato scrivendo in italiano. Durante la composizione di un mio album in italiano (mai uscito!), scrissi un brano intitolato “Time to pray”, molto molto rock. Molella disse: “Spacca”. Il remix spopolò in tutto il mondo, Maurizio aveva ragione. Per fortuna!

Pop, rock o blues?

Quando compongo non ho idea dell’arrangiamento, non so dove andrò a parare. Detesto le etichette, servono solo a catalogare i dischi nei negozi. La musica è realtà, i generi musicali sono un’invenzione. Io ho suonato di tutto e continuerò a farlo, ho fatto anche folk celtico e penso che “pop” non sia una parolaccia: fare pop è difficilissimo. Adesso mi sono avvicinata alla musica elettronica: il prossimo singolo, infatti, vivrà in una nuova dimensione per me, molto rock-electro…

Hai suonato e cantato live in Polonia, come Baglioni negli anni ’70! Racconta…

Davanti a me un mare di gente, 100.000 persone. Da quelle parti essere italiano è ancora molto “fico”, ci amano e ci rispettano, per la nostra storia, la nostra cultura. Molto di più, però, apprezzano la vecchia generazione della canzone italiana. Per noi giovani è un po’ diverso, i polacchi hanno qualcosa da ridire: del resto, anche in Italia siamo sempre più esterofili…

Nel tuo bellissimo dvd live fai un omaggio a Michael Jackson…

Ho scelto “Bad”, si. Cantata con grande amore, con grande grinta. Lui ha rappresentato la più grande popstar di tutti i tempi. Ballerino, cantante, musicista. Autore eccellente (il famoso giro di basso di “Billie Jean” è suo). Ripeto, fare pop è difficilissimo.

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