“Siamo nel mulino di Chicon, il mulino dei miei nonni, della mia famiglia. Invece di macinare con questo mulino, faremo un disco con tutti i musicisti. Sarà una nuova avventura, speriamo che andrà a finir bene. In bocca al lupo a tutti quelli che lavoreranno con noi…“. Questo il video-messaggio di Francesco Guccini: nuova location per un nuovo album, nuovo strumento (YouTube) per comunicare il tutto ai fan.
L’ultima Thule
Sarà nei negozi il 27 Novembre la nuova opera di Francesco Guccini. L’ultima Thule, ultima fatica di uno dei mostri sacri della nostra canzone (se legge che lo chiamo così, s’incazza da morire). Aveva dato l’addio alle scene, alla musiche, aveva deciso di andare in pensione, di fermare il giro. E invece no, perché la musica per un musico è come il ring per un pugile: è praticamente impossibile gettare la spugna quando la gente grida fuori… Amato dai suoi sostenitori, ripreso, emulato, rispettato dai suoi colleghi: il discepolo Ligabue con “Caro il mio Francesco” tempo fa gli aveva donato una standing ovation da pelle d’oca allo stadio di Bologna: l’occhio di bue inquadra Guccini che, imbarazzato, accenna una tenerissima commozione. Questa è la storia recente, questa è Musica.
Da studiare nelle scuole…
“..il motivo è che la tua Avvelenata in questi giorni l’ho consumata…“. Le parole del Liga sono musica nella quale ci rispecchiamo facilmente. Guccini, come Gaber e come pochi altri ci ha insegnato anche a parlare l’italiano. E, così, siamo felici che qualcosa di “nuovo” arrivi. Anche un prodotto realizzato nell’appennino tosco-emiliano. Ecco la produzione numero 16, a otto anni dalla precedente. L’ultima Thule sarà creata da Francesco e dai musicisti storici, compagni di varie venture: Juan Carlos “Flaco” Biondini, Ellade Bandini, Antonio Marangolo e Vince Tempera. Il nuovo disco segue il capolavoro “Ritratti” (2004) e conterrà alcune canzoni già presentate dal vivo dal cantautore, più una serie di inediti. Nuovo disco il 27 novembre, L’ultima Thule, l’ultima terra conosciuta, l’isola dove alcuni raccontano di essere arrivati: luogo che col tempo, poi, è diventato il modo per indicare tutte le terre al di là del mondo conosciuto. Un mito di passaggio, l’ultimo limbo di terra, del fortunato viandante che avesse potuto poi tornare indietro per raccontare cosa aveva visto là dove il mondo finiva. Naviganti, viaggiatori lontani nel tempo e oggi un signore con la barba e qualche chilo di troppo. Guccini. Francesco Guccini, tutto tranne che un mito di passaggio.
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