Femmina, il secondo album da solista di Francesco Sarcina, è il disco che non solo ha segnato un importante passaggio nella carriera del cantautore, ma che ha anche immortalato in qualche modo i cambiamenti della persona, prima ancora che dell’artista. Non è più il ragazzo che a 22 anni metteva in piedi il suo gruppo, Le Vibrazioni, e che qualche anno dopo, grazie al successo del singolo Dedicato a te (2003), raggiungeva la notorietà.
Per meglio dire: è sempre lui, ma nel frattempo è diventato un uomo, che sta per diventare padre per la seconda volta, che ha scoperto cosa significhi amare davvero e quali siano i valori davvero importanti per lui (“La famiglia, l’amore, l’unione, i sentimenti…” sono i primi che gli sono venuti in mente durante la nostra intervista). Ma la maturità non lo ha allontanato dalla sua carica rock, che ha semplicemente assunto tonalità differenti. Un rock che non ha niente da voler dimostrare a tutti costi, che si fonda sulla consapevolezza, senza bisogno di urlare al mondo la rabbia o il rancore. Quella è una fase passata, a quanto sembra.
Ora ci si può dedicare ad altre tematiche, ma anche approcciare un nuovo modo di lavorare in studio: con Femmina, uscito lo scorso maggio, Sarcina infatti, pur mantenendo il suo consueto e personale stile come arrangiatore e autore dei brani, si è anche messo in gioco come interprete, selezionando attentamente e valorizzando brani nati dalla collaborazione con giovani talenti, tra cui Ermal Meta (ma hanno collaborato al disco anche artisti come Fabrizio Ferraguzzo e Roberto Cardelli). Un album rock sì, ma anche molto romantico, che mostra il lato femminile dell’artista, come ha voluto più volte sottolineare Sarcina presentando il disco alla stampa. Ecco cosa ci ha raccontato circa il suo lavoro, la sua vita personale e, in generale, il periodo che sta vivendo.
Come sta andando Femmina? Cosa ci dici della risposta del pubblico?
Sta andando anche meglio di quanto mi aspettassi: in generale non ho grandi aspettative nella vita, così ho sorprese e non delusioni. Sta andando bene, sta funzionando. Ma posso dire che, come sempre, è un risultato non regalato, anzi, ottenuto con lavoro e fatica. Può capitare ad un artista di adagiarsi, a volte, ma bisogna sempre lavorare duramente. Poi però ottieni le soddisfazioni che meriti ed è anche più bello, soprattutto visto che viviamo in un momento storico in cui, non solo musicalmente, spesso si fanno tanti sacrifici e non si ottengono risultati proporzionati alla fatica impiegata.
Hai vissuto un periodo di grandi cambiamenti: la vita personale come ha influenzato la tua musica?
Ogni volta che si lavora su un album è come dipingere: ci racchiudi un po’ della tua vita, disegni quello che accade. Anche questo è un album che racconta quello che mi è accaduto. Durante il periodo de Le Vibrazioni, ad esempio, tutto era una scoperta, per questo ci sono molti riferimenti filosofici. Poi c’è stato il periodo del “vaffanculo”: ecco, il primo album solista era un po’ su questo genere. C’era la voglia di vivere il distacco da un gruppo, ma anche la voglia di togliersi dei sassolini dalle scarpe rispetto a certe persone che mi avevano deluso.
Con Io (primo album da solista per Sarcina, del 2014 n.d.r) volevo dare un messaggio del tipo: sono qui, mi spoglio e non ho paura. Con questo secondo album, invece, ho abbandonato tutti quei valori indotti e capire quali fossero i miei, di valori. Così sono affiorati l’amore, la famiglia, il rapporto umano, i sentimenti…Femmina è un disco fatto in fretta, ma bene. Ho scritto belle cose e credo che buona parte del significato del disco sia racchiuso nell’ultima traccia, Inesauribile, che tra l’altro è anche l’ultimo brano che ho scritto e cantato. L’inquietudine, la mia natura più “violenta”, ora la colgo, l’accarezzo, prima invece vinceva lei. Sono più lucido e positivo.
Cosa ne pensa tua moglie (Clizia Incorvaia n.d.r) della title track e del disco?
Ha gusti musicali un po’ “aggressivi”: le piace ballare, la discoteca…- ride – Ma le piace il sound…anche perché in questo disco è un po’ più “tamarro”! Le piace anche l’ironia del pezzo, Femmina, che racconta cose vere e sentite, ma gioca anche sull’arrivo di nostra figlia Nina ad agosto. Parla di “un’estate magnifica”, di una primadonna che si fa attendere e desiderare…
Un disco o una canzone da consigliare a un figlio o a una figlia?
Direi il primo album omonimo dei Van Halen, che contiene il singolo I’m the One. A Nina penso consiglierò Hey Hey, My My (Into the Black) di Neil Young, perché è una canzone che ti fa viaggiare
Mentre lavoravi al disco, eri anche impegnato come insegnante ad Amici di Maria De Filippi. Com’è andata?
E’ stato un casino, lavoravo in una gabbia di matti – ride – ma ci sono state persone che mi hanno aiutato. E’ il primo album in cui ci sono vere collaborazioni. C’è anche un pezzo, Ossigeno, che è una delle canzoni preferite dai ragazzi più giovani, scritta e composta da Kevin Kadish (autore, produttore e arrangiatore di Meghan Trainor e Miley Cyrus n.d.r), Audra Mae e Nick Monson (autore, produttore e arrangiatore di Lady Gaga e Nick Jonas n.d.r). Un pezzo forte, insomma.
Partecipare ad Amici ti ha aiutato a farti conoscere meglio dal pubblico?
Sì, è stato anche per questo che ho accettato questo incarico: mi ha aiutato ad avere visibilità, che poi è il motivo che spinge un po’ tutti a prestarsi a questi ruoli. Oggi musicalmente il talent è una realtà importante. Il vero problema è che ora non c’è più la gavetta, l’esperienza sulla strada. C’è chi parte da Internet…ma quella è una cosa che fai da casa, non esci a confrontarti con il pubblico.
Rispetto ai tuoi esordi, è cambiato il modo con cui stringere un legame con i fan e con cui mantenerlo vivo. Penso soprattutto ai social network, su cui tu sei sempre molto attivo…
I ventenni, generalmente, non mi vanno a cercare sui canali social. Non sono come un Jovanotti, ad esempio, che ha comunque il suo pubblico che ormai lo segue “di default” su Internet. Il mio percorso è diverso, ma nel momento in cui i fan mi seguono sono presente, rispondo personalmente appena posso.
Sei stato tu a promuovere i The Kolors, a fare loro da “sponsor” per il loro ingresso ad Amici di Maria De Filippi. Cosa pensi della loro vittoria e del loro successo?
Era roba forte, lo sapevo: io non aspetto che i gruppi vengano a fare i provini da me, sono io che ascolto le cose nuove, fresche, sono un animale notturno e loro sono venuti a suonare nel mio locale. Ad Amici si erano presentate band “pacco”, poco più che giocattoli, non c’era nessuno che facesse davvero la differenza. C’era bisogno di portare qualcosa di forte e l’ho fatto.
Sarà possibile, in futuro, un lavoro con Le Vibrazioni?
Sì, potrebbe essere…è prematuro parlarne e non è la sede adatta, ma non abbiamo litigato, non ci sono problemi tra di noi. La nostra è stata una scelta fatta per renderci conto delle cose che stavano cambiando intorno a noi. Non escludo nulla, ma al momento non ci pensiamo.
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