Piacciono, fanno discutere, fanno ballare e i teenager li amano, anche se i loro genitori (e fratelli maggiori, magari) storcono il naso: parliamo de Il Pagante, il gruppo, ma possiamo anche chiamarlo “progetto”, portato alla ribalta durante questa estate 2015, anche se non è il primo anno che il pubblico più giovane accompagna i mesi più caldi dell’anno con la loro musica. Il Pagante, infatti, è nato ufficialmente nel 2010 e già nel 2012 si fa notare con il primo singolo, Entro in pass: i ragazzi iniziano ad ascoltarli, divertiti dallo “slang” usato e dalle situazioni descritte, così vicine alla loro vita reale.
Poi arrivano Si sboccia, Balza, #Sbatti, Pettinero e Faccio after: ogni singolo, diffuso grazie al potere dei social media e della Rete in genere, conferma la popolarità crescente della formazione, composta da 5 elementi. Ma è con Vamonos, pezzo del 2015, che arriva la notorietà davanti al grande pubblico, fino al palco del Coca Cola Summer Festival, ad esempio, dove i ragazzi sono stati tra i protagonisti più acclamati.
Guglielmo Panzera, Alfredo Tomasi (fondatori del gruppo), Eddy Veerus (al secolo Edoardo Cremona, voce) e le cantanti Federica Napoli e Roberta Branchini: ecco i membri de Il Pagante. Un progetto nato per gioco e diventato sempre più concreto, impegnativo, come ha raccontato lo stesso Alfredo Tomasi durante l’intervista che riportiamo di seguito. L’idea è quella di raccontare, attraverso testi divertenti e musica orecchiabile, la vita dei ragazzi di Milano (ma non solo), fatta di locali fashion, party che proseguono dalla sera al mattino, droghe più o meno pesanti, frivolezza e tanto altro.
A favorire questa incredibile ascesa è stata non solo una brillante intuizione, che si è rivelata utile a promuovere un prodotto adatto al giovane pubblico, ma anche un uso sapiente dei social network. E’ da lì che sempre più spesso stanno emergendo alcuni dei talenti più interessanti della scena musicale (“alla faccia” dei talent). C’è chi ha puntato il dito contro i ragazzi de Il Pagante, incolpandoli di fornire un modello sbagliato ai giovani che li ascoltano e chi, invece, ha capito l’intento (quasi sociologico) del gruppo, che è un po’ quello di immortalare una generazione, scattare una foto degli adolescenti di oggi. A giudicarli, poi, spesso sono i “paninari” degli anni ’80, forse un po’ troppo cresciuti per ricordare cosa significasse essere etichettati ai loro tempi. Oppure sono coetanei e altri ragazzi, che non comprendono il motivo di tanto successo e non condividono le tematiche trattate e il modo in cui il gruppo ha deciso di farlo. Allora cerchiamo di capire attraverso le parole di Alfredo qualcosa di più sul progetto.
Com’è nato Il Pagante?
Eravamo giovani, frequentavamo il quarto anno del liceo, ma anche molti locali, la sera. Soprattutto ambienti “commerciali”, ma anche i posti più underground a volte. Ci vedevamo spesso con altri amici e in una di queste serate è nato il termine “Pagante”, riferito a un nostro amico. Da lì è iniziato tutto per divertimento: è nata la pagina Facebook di “Johnny il pagante”, un profilo finto sul quale molte ragazzine hanno sbattuto la testa per capire se questo personaggio esistesse davvero. Menzioniamo spesso Johnny nelle nostre canzoni.
Il Pagante è nato grazie all’ispirazione fornita dai ragazzi e dai locali milanesi, allora come vi spiegate il successo riscontrato anche nel resto d’Italia?
Molti giovani si ritrovano nelle nostre parole, nella musica: i nuovi idoli spesso non sono più i cantautori alla Lucio Battisti, per fare un esempio, ma i dj. Noi ci rifacciamo anche a quel genere di musica, che influenza più di pop e hip hop e fa ballare più del rapper di turno
Come avete preso questa ondata di popolarità?
Siamo felici, abbiamo lavorato tanto per arrivare a questo livello. Speravamo di avere visibilità, visto l’impegno nostro e degli sponsor, ma non ci aspettavamo che arrivassero così tanti impegni e richieste, tra ospitate, interviste, show, serate. Ben venga! E’ tutto positivo, ovviamente.
Somigliate a Il Pagante, in realtà? Riuscite davvero a sostenere quello stile di vita?
Forse quando eravamo più giovani sì: lo “sbocciare”, il saltare la scuola…quegli atteggiamenti erano all’ordine del giorno, ma sono cose che vivono quasi tutti i sedicenni, in fondo, che bevono o fumano. Oggi non è così per noi, ma facciamo comunque le nostre serate.
Chi non coglie l’ironia delle nostre canzoni può interpretarle come banali e stupide, ma il loro vero scopo è molto evidente. I nostri singoli sono orecchiabili, facili a livello di comprensione, divertenti e rilassanti, spesso fuori dalle righe. Ma è il mondo dei ragazzini ad essere trasgressivo, noi ci limitiamo a descriverlo. Questa è una storia che si ripete da sempre, comunque, anche per le generazioni passate.
Come nascono i vostri pezzi, in genere?
Inizialmente c’è un’idea generale, che di solito nasce da uno spunto mio o di Guglielmo (Panzera, altro socio fondatore n.d.r), poi viene condivisa da tutti e ci si lavora insieme. Io e il mio socio, essendo i fondatori, abbiamo più idee perché conosciamo meglio il “prodotto” e l’universo Pagante, ma il cantante, Edoardo Cremona, è quello che riesce a mettere le parole in musica.
Puntiamo a fare un album, ma in questo momento abbiamo poco tempo a disposizione. Non possiamo dare una data ufficiale per l’uscita del disco, ma l’obiettivo è quello di creare un vero e proprio lavoro in studio, magari provando a tirar fuori qualcosa di nuovo, pur con lo stesso stile.
Come si prepara Il Pagante per le vacanze?
La versione “spinta” è che in vacanza si porta dietro erba, fumo, passa la giornata a dormire fino alle 14 poi si sveglia rincoglionito. Aperitivo cena, after e…si sballa! Poi c’è la versione più “soft”: in serata sboccia, di giorno è un po’ più sveglio. Ma in entrambi i casi la vacanza è sinonimo di divertimento e non si pensa ad altro. Facciamo molti riferimenti all’estate che segue gli esami di maturità, perchè quasi per tutti è il primo viaggio senza genitori.
Foto: video Youtube