X-Factor 8, Leiner: “Fedez un mentore, ma anche un fratello maggiore”. Il video del suo inedito

Leiner Riflessi ha solo 17 anni ma ha già superato le selezioni che hanno coinvolto più di 60.000 aspiranti cantanti professionisti, aggiudicandosi un posto tra i concorrenti di X-Factor 8 e riuscendo ad arrivare anche in semi-finale (QUI i video della puntata, in cui sono stati presentati gli inediti dei ragazzi). Mostra una maturità insolita per la sua età e sopratutto sembra avere i piedi ben saldi a terra.

In un’epoca in cui molti concorrenti di talent, anche più grandicelli, si sentono “arrivati” già alla seconda-terza puntata del programma, atteggiandosi come se fossero Bruce Springsteen, è già tanto. Anche per questo è stato un piacere parlare con lui dei suoi progetti presenti e futuri. Nel presente c’è prima di tutto il video di Tutto quello che ci resta, il brano inedito presentato proprio a X-Factor (che trovate in fondo all’articolo).

Il brano è un piacevole pezzo pop-elettronico con influenze dubstep che traccia un’interessante parallelo tra la passione per il ballo e l’amore: quando il protagonista avrà deciso di smettere di ballare con la propria innamorata vorrà dire che sarà anche conclusa la loro storia d’amore. Un brano prodotto da Roofio dei Two Fingerz che vanta tra gli autori Leiner in persona.

Parliamo subito del nuovo video, cosa ci racconti di questo progetto?
E’ stato realizzato dal regista di videoclip David Hatters, che è anche fotografo ed ha cura moltissimo la qualità delle immagini.

Com’è nato il brano? E’ autobiografico?
E’ stato scritto da Matteo Buzzanca (che ha curato anche la parte musicale n.d.r), a me piaceva la canzone e sentivo di poterla rendere mia…è stato un colpo di fulmine e l’abbiamo riscritta (insieme anche a Enrico Bulla e Ciffo). Parla della storia d’amore di due ragazzi che viene paragonata al ballo e dal momento che la danza è l’altra mia grande passione...potrebbe diventare autobiografica, un giorno. Per il momento no!

Com’è andata la collaborazione con Roofio dei Two Fingerz?
E’ stata bellissima: lui è bravo, è stato un bel lavoro e Roofio è anche una bella persona.

Ci sono altri inediti in serbo per il pubblico?
Sto lavorando al mio primo album di esordio, al momento, ma ho già altri inediti che usciranno a breve.

Visto che sei un’artista completo, canti e balli, hai mai pensato di lavorare per il mondo del musical?
Sono nato come ballerino e solo dopo si è aggiunto il canto, i musical non sono la mia priorità ma potrebbe essere un’alternativa in futuro. Mi piacerebbe riuscire a conciliare ballo e canto insieme e vorrei studiare anche recitazione.

Parliamo di X-Factor: cosa ti ha lasciato?
Una forte nostalgia! Ultimamente ho lavorato vicino agli studi e ho pensato: “Mamma mia, ma quanto tempo è passato!”. Ho dei bellissimi ricordi, comunque con i ragazzi ci sentiamo sempre. E’ come se X-Factor fosse andato avanti anche una volta concluso il programma! Un’esperienza dura ma bella.

Com’è stato il rapporto con Fedez, il tuo coach?
Per noi è stato un grande vantaggio: lui è molto giovane, lo consideravamo un po’ come un mentore ma anche come un fratello maggiore. Ci ha sempre dato i consigli giusti ma sopratutto ha sempre rispettato la nostra natura, cercando di farci cantare con il nostro stile.

Cosa ne pensi della performance di Lorenzo al Festival di Sanremo? Hai tifato per lui?
Sì, l’abbiamo fatto tutti insieme. È stato bravo, il pezzo mi piaceva. Solo che, da un punto di vista strettamente personale, alla mia età e dopo X-Factor non sarei riuscito a reggere anche Sanremo. Non avrei avuto la forza: X-Factor è una centrifuga, ti lascia già abbastanza provato. Però capisco che certe scelte siano in qualche modo dettate da esigenze professionali. Fossi stato io al suo posto non so come avrei fatto. Già ero abbastanza “rintronato” dopo il programma, se avessi partecipato anche a Sanremo, non so…forse mi trovavate per strada a morire! Ci vuole una maturità che non ho ancora. Quando sarò più maturo forse valuterò l’opportunità.

C’è qualcosa che ti ripeti nei momenti di crisi, quasi come un “mantra”?
Più che altro tengo sempre fisso in mente l’idea di cercare di divertirmi e di fare ciò che faccio più per me stesso che per gli altri. A volte mi pento di non essermi goduto X-Factr fino in fondo ma ne ho comunque tratto il più possibile. Quando ero giù, stressato o ansioso cercavo di pensare che stavo comunque vivendo un’esperienza incredibile e irripetibile e questo mi aiutava.

Preferisci cantare in italiano o in inglese?
Vorrei cantare prevalentemente in inglese: come tutte le persone più giovani sento soprattutto musica straniera, quindi vorrei fare quel genere di canzoni. Ma ovviamente in Italia capisco che funzionino di più i pezzi in italiano. Mi piacerebbe anche cantare in spagnolo, che è la mia lingua madre, mi aiuta a ritrovare quel legame con le mie origini. Ho scritto due-tre inediti in spagnolo, vedremo se deciderò di pubblicarli in futuro…

Sì, perché ricordiamo che Leiner è nato ad Apartado, in Colombia, e che a sei anni è stato adottato da una coppia a Vicenza, diventando quindi cittadino italiano. Molto significativo il fatto che, tra tutti i giocattoli che i genitori avevano portato dall’Italia per il loro primo incontro, lui ha amato sin da subito un registratore/mangiacassette, che avrebbe tenuto sempre con sé anche dopo il suo arrivo nello Stivale. In effetti Leiner ha iniziato da piccolo a interessarsi alla musica, tanto che a soli sette anni già provava riprodurre le sue canzoni preferite con una tastiera giocattolo.

Ci sono artisti che ti hanno ispirato particolarmente?
Tra tutti Michael Jackson. Volevo essere come lui sotto ogni profilo ed è stato quasi “pericoloso”, perché fino a poco tempo fa mi ci ero immedesimato troppo. Crescendo, poi, ho cercato il vero Leiner…quello senza Michael! Ma sono stati di ispirazione per me anche Bruno Mars, Justin Timberlake, Stevie Wonder e Lionel Richie.

Si sa che la vera fatica inizia dopo il talent: occorre darsi molto da fare per non farsi dimenticare, per non finire dimenticato tra i tanti nomi proposti al pubblico ogni anno. Ci pensi mai? Cosa pensi di fare per non essere solo una “meteora”?
Bisogna riuscire a staccarsi dal fatto di essere personaggi televisivi. Ci sono riusciti davvero in pochi, per quanto riguarda la storia di X-Factor: penso subito a Marco Mengoni, Francesca Michielin e Chiara. Perciò mi ripeto spesso di divertirmi sul palco, cercare di arrivare al cuore delle persone. Nel momento in cui dimostri di voler fare davvero questo mestiere e di voler concludere molto, il pubblico allora può iniziare a vederti come un vero artista. Nel momento in cui fai bene il tuo lavoro ci si dimentica che vieni da X-Factor. Ma ho 17 anni, farò ancora un sacco di cavolate!

Foto: Comunicato Stampa

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