Sanremo 2015, Chanty: “Canto la fragilità ma anche la forza delle donne” [VIDEO/FOTO]

Chantal Saroldi, in arte Chanty: tenete d’occhio questa ragazza, perché dopo aver vinto la nuova edizione di Area Sanremo insieme alla sua collega Erika Mineo (in arte Amara), la ritroveremo presto sul palco dell’Ariston accanto alle altre Nuove Proposte di Carlo Conti per il prossimo Festival di Sanremo (QUI la lista completa dei giovani in gara). Ma chi è questa ventiduenne? Nata in Tanzania (terra natale della mamma) è giunta in Italia (da cui viene invece il papà), dopo aver vissuto tra Africa, Taiwan e Stati Uniti. Cerchiamo di conoscerla meglio attraverso le sue risposte alla nostra intervista.

La data di inizio del Festival di Sanremo si avvicina: come ti senti?
Felice, è il sogno di chiunque faccia il mio lavoro! C’è anche un po’ di ansia da prestazione, perché non voglio deludere le aspettative, ma devo anche dedicarmi al duro lavoro da portare avanti per terminare il mio EP.

A proposito dell’EP, la cui uscita è prevista per febbraio, cosa dobbiamo aspettarci?
C’è tutto il mio bagaglio jazz e soul, ma negli arrangiamenti ci sono anche molte influenze elettroniche, R&B e pop. Si staccherà da quello che ci si potrebbe aspettare dalla mia voce, ma io preferisco non inserirmi in un solo genere e far sentire semplicemente…Chanty! Sto lavorando molto nella ricerca di suoni vintage, che amo, dando però alle canzoni anche sonorità più moderne, anche grazie a Gigi Barocco, produttore anche di musica dance, che sta dedicando ai pezzi una ricerca e un’attenzione ai suoni scrupolosissima.

Da lunedì 19 gennaio, però, possiamo già ascoltare in radio Ritornerai, il brano che presenterai a Sanremo. Com’è nato questo pezzo?
Parla della fragilità ma anche della forza delle donne. Non è autobiografico, parla di un rapporto clandestino, extraconiugale, dal punto di vista dell’amante. Ma non ho voluto incriminare o demonizzare la donna che solitamente viene vista come una persona scorretta, una “sfascia-famiglie”. Ho voluto rappresentare la fragilità di questa donna, incapace di liberarsi di un rapporto sbagliato, ma anche abbastanza forte da sopportarlo. E’ un testo nato in inglese, una ballad tra soul, jazz e pop, poi il brano è stato riarrangiato da Il Delpho, modernizzato, riadattato in italiano insieme ad Andrea Bonomo e Manuela Speroni. E’ il primo pezzo in italiano nel mio repertorio, anche per questo l’ho portato a Sanremo.

Di solito preferisci scrivere i tuoi testi in inglese?
L’inglese suona bene: nella cultura anglosassone c’è una cura dell’estetica più che della semantica. Conta molto l’arrangiamento, il sound, in italiano invece devi indovinare il suono giusto ma anche dire le cose giuste con il testo. E’ più difficile.

Il tuo brano non è la tipica canzone “sanremese” e tu hai sempre dichiarato di esserne cosciente…
Il mio obiettivo non era scrivere una canzone per il Festival di Sanremo, questa canzone è stata scritta solo per me, è un pezzo che mi rappresenta, uno di quelli a cui sono maggiormente legata e che ho scritto di getto. Penso che proprio il fatto di scegliere di portare “qualcosa di diverso” sia stato apprezzato dalla giuria e che mi abbia permesso, forse, di emergere.

Il video di Ritornerai (che mostriamo al termine dell’intervista) è molto particolare, fortemente legato al testo della canzone: ti vediamo stretta in una camicia di forza e poi in un labirinto…
Sì, serve a rappresentare la storia di questa donna chiusa in un rapporto che non le lascia vie d’uscita, come in un labirinto, appunto, in cui non si arriva alla disperazione ma c’è solo la voglia di uscire.

Ti aspettavi di arrivare fino a questo punto?
Mi sono presentata con il mio brano perché avevo voglia di sentire quali critiche avrebbero potuto fare alle mie canzoni. Inoltre sapevo che, di solito, prima di entrare a far parte del festival potevano passare anni e ho pensato che la stessa cosa sarebbe capitata a me e chissà quanto tempo sarebbe passato prima di poter entrare. Invece è stata una sorpresa incredibile, di cui sono grata, ed è un onore essere stata scelta da una giuria che rispetto, mi onora il fatto che mi ritengano all’altezza. Conta molto per me: spesso ho dubitato del mio valore, delle mie scelte artistiche e tutto questo è servito a “spronarmi” e a darmi più forza.

Cosa pensi degli altri concorrenti in gara con te?
La cosa incredibile è che siamo tutti diversi tra noi, artisticamente parlando, mondi lontani musicalmente: ci siamo visti alcune volte e c’è stato sempre un dialogo cordiale. E’ bello vedere tanti giovani che hanno i tuoi sogni e la tua determinazione, anche perché tra di noi non ci sarà un vero e proprio scontro: le persone voteranno semplicemente la canzone che piace loro di più, ma quello sarà un un metro personale. L’importante per noi è dare il massimo.

Tu sei una vera “cittadina del mondo”, hai vissuto all’estero e viaggiato tanto: come ha influenzato la tua musica?
La cosa che mi ha insegnato il viaggiare è la relatività: nulla è assoluto. Quando incontri tante altre culture ti accorgi che niente è eternamente valido. Sono consapevole di essere “un granello di sabbia nel mare”, perciò vivo al momento. Anche artisticamente ho visto musica a livelli altissimi e ho capito che l’importante è mettere in pratica la propria esperienza. Non temo la contaminazione, anzi: nonostante ci tenga al giudizio degli altri, almeno mentre lavoro cerco di non pensarci! Semmai dopo, in un secondo momento, valuterò le critiche.

Hai vissuto in territori molto diversi tra loro, cosa ti hanno lasciato? Cosa hai trovato in Italia, rispetto all’estero?
La Tanzania mi ha insegnato il ritmo dell’essere umano lontano dallo stress occidentale, Taiwan è un melting pot ma l’Italia è casa, a cominciare dal fatto che ci abitano i miei parenti. Nonostante l’Italia non stia dando il massimo, a livello politico o economico, i suoi paesaggi, il cibo, l’arte, la sua storia mi hanno sempre affascinata e anche quando sono stata a lungo fuori comunque avvertivo sempre un forte richiamo verso casa. Prima di scegliere di trasferirmi, ipoteticamente, all’estero proverò a 360 gradi e con tutte le mie forze a fare il mio lavoro in Italia! Ci sono segnali incoraggianti, in fondo, con tentativi volti a far realizzare i sogni dei giovani…come nel mio caso!

Tu hai raccontato di aver dovuto affrontare qualche problema di integrazione, quando sei arrivata in Italia, e che è stata proprio la musica a rompere la scorza di diffidenza che ti circondava. In che senso?
Passavo da Taiwan a Savona: ero l’unica ragazza di colore in classe in mezzo a tutti italiani. Quando è così devi sempre dimostrare il tuo valore al di là del colore della pelle, c’era un po’ di diffidenza. Anche al supermercato, per dire, il cassiere ti guarda male e cerca di controllare che tu non sia lì per rubare! La musica mi ha aiutato ad avere “una posizione”. In molti mi conoscono tra Savona e Genova, grazie alla mia musica e alla mia voce: la Liguria può sembrare una terra fredda, per chi non la conosce, ma una volta che ti accoglie ti rendi conto che è uno dei posti più belli d’Italia…ma forse sono di parte! – ride – Sopratutto è una regione in cui c’è voglia di sostenere gli artisti: non è un caso se da lì provengono Moreno, Annalisa, Zibba…vuol dire che il territorio ci sta dando qualche opportunità in più.

Cosa ti aspetti da Sanremo? Quali possibilità vorresti avere?
Sono giunta alla conclusione che voglio fare la cantante “da grande” – ride – quindi vorrei farmi conoscere e destare curiosità, in modo di potermi far seguire nel mio lavoro anche dopo Sanremo, poter avere occasione di cantare il più possibile, fare molti live…

A proposito di live, hai già delle date in programma?
In questo momento no, perché sono molto impegnata in studio per completare l’EP, ma a breve avremo una riunione per fissare delle date. Io ho sempre fatto concerti tra la Liguria, il Piemonte e la Lombardia ma ora vorrei esibirmi anche nel resto d’Italia.

Ricordi il momento in cui hai scelto di fare la cantante?
L’ho capito relativamente tardi: avevo 19 anni, ero già iscritta al conservatorio e avevo vinto una borsa di studio, per cui ho passato l’estate a Boston. Mentre ero lì mi sono accorta che amavo la musica e i musicisti, che sono fortunata ad avere una passione, un sogno da inseguire, anche se questo comporta delle delusioni. Ma l’amore per la musica è nato da piccolissima: i miei genitori ne ascoltavano tantissima in casa. Ho capito che mi piaceva cantare quando ero in seconda superiore: mio padre comprò un Macintosh e un programma, Garage Band. Poi lui è partito per lavoro e io mi sono ritrovata per due settimane chiusa a scrivere canzoni, ma senza una finalità. Amo comunicare e lo faccio con la musica, per me trasmettere emozioni a parole è più difficile!

Quali sono gli artisti (o le artiste) a cui ti ispiri?
Potrei fare tantissimi nomi, ma le due cantanti che mi hanno ispirato di più sono Billie Holiday e Amy Winehouse. La prima aveva una voce leggera e non tutta questa grande estensione vocale ma ti squarciava l’anima, ho sempre pensato che una cantante dovesse ottenere quel risultato. La seconda l’ho scoperta quando il mio papà mi ha regalato due dei suoi dischi. A quel punto è come se fossi rimasta ipnotizzata: ho cercato i suoi live in Rete, ascoltavo tutti i suoi brani ed aveva una voce così piena…penso che anche questo sia l’obiettivo per una cantane: avere un mondo dentro e condividerlo con gli altri.

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