Lucio Dalla torna a far emozionare, anche “da lontano” e dopo più di trent’anni da quando il cantautore bolognese pubblicò Telefonami tra 20 anni, una delle canzoni più amate dal suo pubblico. Ma come può avvenire questa piccola grande “magia”? Attraverso le immagini di un breve ma significativo video che anticipa l’uscita de Il nome del figlio, di Francesca Archibugi, in proiezione nelle sale cinematografiche il 22 gennaio 2015. La canzone, infatti, farà parte della colonna sonora di quello che si presenta come uno dei film più attesi del prossimo anno.
Nel videoclip troviamo i protagonisti della pellicola, Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Valeria Golino impegnati a reinterpretare questo brano come farebbero quattro vecchi amici di sempre, come farebbe chiunque in una cena con i compagni di infanzia ormai cresciuti. Ma la musica, si sa, è capace di farci fare un salto temporale indietro negli anni. Poche note e siamo ancora tra i banchi del liceo o con il motorino parcheggiato davanti all’università e si torna adolescenti. Come se quei famosi vent’anni di cui parla Dalla non fossero mai passati. Il tutto sotto gli occhi della bella Micaela Ramazzotti, che nel film interpreta la compagna di Paolo (Gassman).
Nella canzone di Dalla le immagini partono da oggetti reali per portare chi ascolta il pezzo in un mondo surreale, immaginario, ironico e a tratti incomprensibile se non per i sognatori come lui, dove non manca “una mongolfiera che si alza piano piano e cancella dalla memoria tutto quanto il passato, anche le linee della mano”. Anche in questo brano, come in altre canzoni del cantante (L’anno che verrà, Futura…) non mancano le sue previsioni a lungo termine, qualche anticipazione circa gli anni a venire. A chi lo intervistava, nel 1997, riguardo a cosa ci si sarebbe dovuti aspettare dai vent’anni successivi (e ci siamo quasi) spiegava: “Sopravviveranno alla fine della civiltà della parola quelli che hanno inventato qualcosa, invece di copiarlo: i tragici greci, Shakespeare. E quelli che, in tutte le epoche, hanno fiutato il cambiamento. In Italia Calvino e Pasolini. In centro Europa, Kafka, Thomas Mann”.
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