Salmo: “I rapper non sono i nuovi cantautori. Talent? Lì gli artisti peggiorano” [INTERVISTA]

Oltre un’ora di ascolto, tra basi dubstep e scenari splatter. “Machete Mixtape vol. III” è un disco che non arriva subito, a meno che tu non sia un patito del genere, ma già al secondo ascolto – immerso in quella particolare atmosfera – rischi di perderti. Piacevolmente. Salmo è alla testa di questo progetto, con lui la sua crew, da En?gma a Nitro, da El Raton a Jack The Smoker, sino a Dj Slait (direzione artistica). Specchietti per le allodole, abilmente e opportunamente sfruttati, sono – tra gli altri – Mondo Marcio, Fabri Fibra, Clementino, Bassi Maestro, Madman, Noyz Narcos, Rocco Hunt e Gemitaiz…

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Salmo è giovanissimo, eppure sembra avere le idee chiare su un mucchio di cose: discutiamo di musica, cinema, televisione. Mette, più o meno, una linea di demrcazione tra sé e Fedez quando dice: “I rapper non sono i nuovi cantautori“, entrando in disaccordo con il pensiero recente del suo collega più celebrato. Riguardo l’universo dei talent show, non getta a tappeto critiche senza costrutto (“..di talenti ce ne sono, ma la tv provoca involuzione dell’artista“), si schernisce di fronte agli elogi di Baby K e mi racconta di essere stato ‘corteggiato’ da una big della canzone italiana

Tempo fa Baby K mi disse: “Salmo è un innovatore, il primo a rappare su basi Dubstep“. Questo, quasi azzardando un paragone (con le dovute proporzioni) a Skrillex. Che dici?

Credo sia un po’ esagerato. Credo ci sia stato qualcuno a fare quel tipo di lavoro prima di me, di certo ho cercato di sperimentare qualcosa di grosso, rischiando, sapendo che non tutto il pubblico sarebbe stato dalla mia parte. Skrillex, lo sai già e lo sa anche Baby K (che ringrazio), è inarrivabile.

Questo terzo volume dà l’idea della grande festa finale: ora cosa accadrà per Machete?

Non ho idea, potremmo lavorare a qualcosa di nuovo, magari dopo un breve periodo di pausa. Le collaborazioni presenti nel disco ci hanno fatto crescere, penso ache alla fine sia uscito fuori un ottimo lavoro. La risposta del pubblico è buona, sono soddisfatto.

Non solo musica, c’è anche “Machete Art & Films”: la vostra è molto più di una crew, è una sorta di factory. Quale il prossimo passo? Una web tv?

Beh, ci starebbe tutta, perché no. Non una televisione tradizionale, noi facciamo parte di quella generazione anti-tv, con Machete abbiamo fatto di tutto finora, vogliamo continuare a puntare sul web dove, in un certo senso, abbiamo già un canale. YouTube non prevede programmi, magari nel 2015 penseremo a qualcosa di nuovo.

Roccia Music, Tanta Roba (dalla quale tu provieni) e Newtopia: cos’ha di diverso Machete?

Ognuno porta il suo vissuto, le proprie esperienze. Non abbiamo nessun legame con le major, credo fosse destino che un giorno saremmo arrivati a questo punto: oggi si è semplificato tutto, ci si mette un attimo per fare un’etichetta. Newtopia, in prospettiva, è quella più forte: dalla nostra abbiamo uno stile unico, diamo molto credito all’immagine, oggi importante tanto quanto la musica.

A proposito di Roccia Music: in estate, a Roma, pochi biglietti venduti per il loro show e concerto annullato. Tu cosa avresti fatto? Ti saresti presentato sul palco in quelle condizioni?

Capita a tutti, non tutte le serate possono essere un successo. I motivi sono tanti, magari l’evento non viene pubblicizzato bene e il flop è assicurato. A me capitò una cosa del genere, presi la decisione di far salire il pubblico sul palco. Una festa tra amici, insomma.

Qualcuno dice che oggi c’è un’inflazione di giovanissimi rapper, che ne pensi?

Ti stupisco, io penso sia il contrario, noto parecchi beatmaker, il numero dei rapper è stabile da anni, solo che adesso i media ci danno molto più spazio. Hanno riconosciuto che siamo una realtà, merito soprattutto del web.

J-Ax a The Voice, Fedez a X-Factor: ti vedi in un  un talent show, anche tra qualche anno?

Sai che ti dico? Ormai non gliene frega più a nessuno di questi talent show, solo ai coach ed ai giornalisti, che hanno qualcosa in più da scrivere. Il problema di fondo è che la tv non ha più l’importanza di prima, ormai è in secondo piano rispetto al telefonino, quella è la nuova tv. Pensa a me, io sono diventato popolare, anche senza essere mai andato in tv, un motivo ci sarà…

Talenti ne sono usciti?

Non lo so, so solo che certamente tanti giovani avevano qualcosa da dire. Avevano del talento, ma questo è stato puntualmente sfruttato male. Non lo scopro io, è risaputo che il meccanismo televisivo – alla lunga – provochi un’involuzione dell’artista. Duri un paio d’anni e poi sparisci: il pubblico non è scemo, alla gente piace la progressione lenta di una carriera.

Ragioniamo per assurdo: dovessi salire su un palco importante come Sanremo, con quale artista donna lo faresti?

Nessuna tra quelle di oggi, forse Patty Pravo: tempo fa ha detto ad un settimanale di voler collaborare con me. Tanto rispetto per lei, ma a me l’idea non convince.

Rapper-cantautori: forse oggi i vostri testi sono gli unici a restare nella testa dei giovani. Probabilmente perché siete ancora tra i pochi ad essere autori di voi stessi?

I rapper non sono i nuovi cantautori, chi lo dice sbaglia di grosso. La verità è che noi scriviamo dei testi lunghissimi, inevitabilmente qualcosa rimane nella memoria di chi ascolta. Il cantautorato di oggi è pop mascherato, la grande tradizione dei De Andrè è morta e sepolta. Se lui, Fabrizio, fosse ancora vivo e fosse oggi un ragazzino, sono certo che sarebbe un rapper.

Chiudo, qual è la tua canzone nell’armadio? Quella del tuo passato che leghi oggi ad un ricordo particolare…

Mi metti in difficoltà, dirne una mi viene difficile. Facciamo così, segna i Cypress Hill, l’intero album “Temples of boom”, ok?

Ok!

(foto by facebook)

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