Francesco Renga: “Duetti? Fabri Fibra e …Anna Oxa!” [INTERVISTA]

Sono trascorsi oltre 20 anni, non ero un ragazzino, ma un bambino. All’epoca ascoltavo – senza soluzione di continuità – Michael Jackson, Renzo Arbore, Venditti, Bryan Adams e poco altro. Ma uno dei pezzi che ricordo con maggiore entusiasmo è “Storie per sopravvivere” dei Timoria. Incontrare oggi Francesco Renga è un piacere, oltre che un privilegio. Il suo “Tempo Reale” è tra gli album meglio ‘costruiti’ del 2014, un disco ‘singolare’ perché risultato d’un lavoro di squadra d’altri tempi, con tanti amici che hanno reso migliore questo nuovo cammino…

 

TEMPO REALE TOUR: SCOPRI QUI LE DATE

Da Elisa a Roberto Casalino, da Giuliano Sangiorgi a Kekko dei Modà. Francesco Renga ha abbracciato tante teste e tanti cuori. Alla fine ha vinto. Per lui il futuro ha un cuore antico (“tutti i brani di ‘Orchestraevoce’ hanno contribuito alla mia crescita“), per lui la famiglia ha un senso (“la nascita di Jolanda ha rappresentato uno scatto importantissimo“).
In questi mesi il l’artista ha avuto la possibilità di duettare sul palco con diversi colleghi, il nascente “Tempo Reale Tour” potrebbe essere l’occasione per ripetere queste esperienze e per aggiungerne di nuove. Indagando il rap, ad esempio (“vorrei lavorare con Fabri Fibra, è ironico e brillante“), e coltivando un piccolo sogno nel cassetto, quello di re-interpretare un brano di Anna Oxa, magari al suo fianco…

Partiamo dal presente. “A un isolato da te” è una canzone completa, con strofa, ritornello, ponte, special. Fai anche un coro. Hai messo il tuo zampino nella costruzione finale del pezzo?

Era una di quelle già pronte, non necessitava di correzioni o inserimenti particolari. Molto più classica rispetto a “Il mio giorno più bello nel mondo”. Roberto Casalino è un giovane che ha ‘il guizzo’, uno degli autori migliori della nuova generazione, sono felice perché mi ha regalato un pezzo che rispecchia il mio modo di interpretare.

Passiamo a “Il mio giorno più bello…”. Romantica da paura, storia d’amore universale: il tuo giorno più bello rimane quello di “Angelo”, quindi di Jolanda?

Credimi, la nascita di mia figlia è stato uno scatto importantissimo: la mia vita è cambiata completamente, il passaggio da figlio a padre ti apre un nuovo percorso, ti costringe a maturare, ti aiuta a crescere. La paternità è il nodo cruciale nella vita di ogni uomo.

Sei stato a lungo in Messico, anche ‘a sostegno’ di Laura Pausini: ti piacerebbe fare come lei a “La Voz”? Tornare all’estero e lavorare come coach in un talent show?

In generale, ammetto di aver faticato parecchio a capire che oggi il talent sia il ‘modus operandi’ di quasi tutti i giovani artisti. Ormai è un passaggio quasi obbligatorio. Da ragazzo io stavo in cantina, lì nasceva il sogno di fare questo mestiere. Oggi, invece, li trovi tutti davanti al pc, impegnati a preparare un provino. M’incuriosisce molto questa forma di progresso, un motivo di più per assaporare l’esperienza da coach. In Messico, poi, sarebbe meraviglioso…

A proposito, una volta Arbore mi ha detto che messicani e napoletani sono – storicamente – i migliori compositori di melodie. Come la pensi?

Sono d’accordo, anche se – forse – fare riferimento solo alle melodie napoletane potrebbe farci dimenticare la radice della canzone italiana, Puccini.

Torniamo a “Tempo Reale”. Credo che “Si..bè..ma..non so..” sia una costruzione perfetta, brani così all’estero non ne fanno più. Come mai la nostra musica ha perso il rispetto che aveva qualche decina di anni fa?

Sono d’accordo con quanto dici, un po’ di rispetto l’abbiamo perso per strada. Soprattutto se pensi agli anni ’60 e ’70: epoche d’oro in cui l’Italia musicale aveva fatto un grande balzo in avanti rispetto agli altri. Col tempo il gusto è cambiato, oggi certe cose non si possono fare più, o non si vogliono fare più. Un po’ è mutato il modo di concepire la musica, un po’ la capacità del pubblico di cercarla e apprezzarla.

..e alcuni generi sembrano andare più forti di altri, vero?

E’ il destino di tutte le cose. C’è stata l’epoca del beat, quella del rock, oggi – è innegabile – è il rap ad andare per la maggiore. Probabilmente è quello più adatto per comunicare, soprattutto con le nuove generazioni. Ti confesso che mi intrigherebbe moltissimo duettare con Fabri Fibra, è ironico e brillante. Secondo me ha una marcia in più rispetto a tanti suoi colleghi ‘di genere’.

Sei molto amico di Kekko Silvestre, immagini per lui un futuro lontano dai Modà, un po’ come accaduto per te con i Timoria? Anche se le due storie non sono paragonabili…

Come sai, io avrei voluto continuare per sempre con la mia band, poi alcuni eventi non me l’hanno permesso. In generale, credo che se un gruppo funziona, ha il dovere di proseguire, di andare avanti senza sciogliersi. Soprattutto oggi che la musica sta perdendo colpi, specie a livello discografico, il concetto di band, di fare canzoni insieme, va salvaguardato, protetto.

Non è consueto lavorare con un’autrice, di solito è il contrario, è l’uomo a scrivere pezzi per una donna. Come ti sei trovato con Elisa per “Vivendo adesso”?

Credimi, ho sempre adorato Elisa, fin dai suoi primi lavori. Eccezionale anche a livello di scrittura, non solo d’interpretazione: estrema sensibilità e capacità di non perdere di vista il legame con la realtà. Oggi, poi, è al top a livello compositivo, quindi… Ricordo la sua titubanza a lavorare per qualcun’altro, probabilmente era la prima volta per lei. “Vivendo adesso” ha degli intervalli melodici che io non userei mai, proprio perché Eli ha un modo di ‘portare il canto’  completamente diverso dal mio. Anche per questo, quel pezzo è venuto fuori davvero bene, sono contentissimo del risultato.

“VIVENDO ADESSO” – GUARDA QUI IL VIDEO-BACKSTAGE

Ho ascoltato con interesse il tuo album di cover sugli anni ’60: non siamo più in promozione, mi puoi dire a quale brano di “Orchestraevoce” sei più affezionato?

Allora… Sappi che quel disco doveva intitolarsi “Canzoni dal tinello”, proprio per la componente intima, casalinga di tutto il progetto. Sono tutte canzoni della mia fanciullezza, quelle che mi hanno fatto scoprire la bellezza della musica. Molte sono rimaste fuori dal disco stesso, magari un giorno farò un secondo capitolo. Sono molto affezionato a “Un amore così grande”, ricordo che la sentivamo sulla Lancia Fulvia. Tutta la famiglia in viaggio, bei tempi…

Perdonami, Francesco, ma a qualcuno questa domanda dovevo farla: parliamo un po’ di Gaetano Morbioli, il Re dei videoclip? Mi racconti qualcosa a riguardo…?

(ride) Pensa che il primo video che Gaetano ha girato nella sua carriera è stato proprio… il mio! Si tratta di “Dove il mondo non c’è più”, all’epoca lui veniva da esperienze musicali, ma non ancora legate all’universo dei videoclip. Oggi è un po’ quello che Canova rappresenta per i produttori: riesce sempre a interpretare l’umore del pubblico, sa da che parte deve andare per colpire e catturare l’attenzione. E questa è una grande dote. Non è una persona chiusa, noi – ad esempio – ci confrontiamo spesso. Tante idee partono da me, lui poi è bravissimo a svilupparle.

Due cose prima di chiudere: come ti stai preparando a questa tournée? Ci saranno novità rispetto alle anteprime?

Sono entusiasta, non vedo l’ora. Partiamo il 12 ottobre da Bologna, sarà la prima di un sacco di date: abbiamo dovuto raddoppiare, triplicare, segno tangibile che tutta la squadra ha lavorato alla grande. Credo che sarà il tour più bello della mia carriera. Rispetto alle anteprime ci saranno delle piccole novità a livello scenico, mi piacerebbe avere degli amici sul palco. Vedremo…

Hai una ‘canzone nell’armadio’? Un brano del tuo passato legato ad un ricordo particolare…

Ce ne sono tanti e molti sono in orbita “Orchestraevoce”, ma “Un’emozione da poco” mi ricorda le serate trascorse in famiglia (sul divano) a guardare il Festival di Sanremo. Anzi, sai cosa ti dico? Non escludo una cover in futuro e, magari, un duetto durante una data del tour, perché no…

(PH. Andrea Tortelli)