Verdiana: “Sanremo? A 16 anni fu un trauma, ora mi piacerebbe tornarci” [INTERVISTA]

Io non ti vedo da tre mesi e forse pensi che mi basti fare l’amore su skype…”. La penna è quella, moderna, semplice e immediata, di Brunori Sas che ha regalato a Verdiana Zangaro la ciliegina sulla torta del suo primo disco ufficiale: “Una vita intera” è quasi una bonus track per il già pregevole album “Nel centro del caos” (Carosello Records), un disco dove risuona forte il carattere meticcio della cantautrice calabrese. Lei che da Sanremo (aveva 16 anni) ad Amici (pochi mesi fa) aveva deciso di fare un percorso su se stessa, lei che adesso è pronta per il grande salto, quello definitivo.
Un progetto di inediti, una vocalità roca e ficcante, testi tutt’altro che criptici per un lucido spaccato sull’attualità (“Apocalisse” fotografa perfettamente una grossa fetta generazionale) e sui rapporti di coppia, tra amori, tradimenti e ricongiungimenti. Verdiana ci racconta “Nel centro del caos”, confessa che le avrebbe fatto piacere girare nella sua Calabria il videoclip di “Inesorabilmente”, e spende anche qualche parola sul rapporto con Greta e Gabry Ponte, quel passato davvero passato di una ormai lontanissima (non nei tempi, ma certamente nei modi) esperienza televisiva…

Ci siamo. “Nel centro del caos” è la vera Verdiana, per la serie: prendere o lasciare…

Sì, diciamo che è la mia prova del nove. Già l’EP “Io dal vivo” aveva rappresentato, per il pubblico e per me, un ingresso in quello che amo definire ‘il mio mondo musicale’. Amici è stata un’esperienza formativa, quanto ridondante: in seguito è arrivato “Lontano dagli occhi”, un progetto realizzato in una settimana. Impossibile giudicarmi per quello: volevo fare vedere a tutti chi era la vera Verdiana, imbandire una bella tavola dopo una serie di antipasti.

E’ un album che parte da lontano, dalle tue origini: come mai nessun duetto? Oggi vanno per la maggiore…

Di certo, è un disco carico di influenze: i brani sono tanti, undici, il collante è costituito dalla voce e dalla band: i miei musicisti hanno suonato dal vivo, in presa diretta. E’ vero, niente duetti, ma collaborazioni più di una: dietro le quinte di ogni brano c’è stato un lavoro di squadra, è giusto sottolinearlo.

E’ un caso se il primo videoclip sia stato girato a mare? Tu sei ‘ragazza di mare’, le tue origini parlano chiaro..

Mi piace dire così: sono figlia di un posto bagnato dal mare e coperto dal sole! (ride) Devo ammetterlo, avrei desiderato girare “Inesorabilmente” nella mia terra, in Calabria. Purtroppo eravamo in una fase ‘calda’, non da un punto di vista climatico, toccava ottimizzare i tempi e così abbiamo lavorato a Chioggia, sulla lingua di Pellestrina. Il risultato mi pare sia stato buono: ho ricevuto complimenti dagli amici più cari, quelli storici.

A proposito di videoclip: pochi mesi fa mi avevi detto di apprezzare Alicia Keys e Beyoncé: ora dobbiamo aspettarci video hot anche da parte tua…?

Al momento non ci penso, ma… Beh, dai, non sono una bomba sexy, non sarei credibile! (ride)

Ogni canzone di questo disco ha un peso, ma credo che “Apocalisse” abbia un significato particolare.

Quel brano è lo specchio della nostra società, cerco di raccontare l’esasperazione della vanità, l’eccessiva ridondanza dei selfie, l’ansia dei like sui social network. Canto anche gli specchi che si frantumano per quelle donne che non accettano il trascorrere del tempo: nel complesso, è uno di quei pezzi al quale sono legata, senza dubbio.

Parentesi: hai guardato sanremo? Avevi presentato dei brani quest’anno?

No, non ho provato, non ero pronta. Come sai, lì devi avere una programmazione, non puoi fare un pezzo dalla sera alla mattina e presentarti alla commissione. Per il resto, io sono rimasta un po’ scottata dal Festival, ci sono stata che avevo solo 16 anni, per me era un mondo gigantesco. Mi piacerebbe poter tornare, magari presto, ma con una consapevolezza diversa.

Torniamo al disco e al brano col quale sono partito, “Una vita intera”, quello scritto da Dario Brunori, nostro conterraneo. Come vi siete avvicinati?

Ci conosciamo da tantissimo tempo, abbiamo in comune alcuni amici musicisti. Io ho sempre apprezzato i suoi concerti, tra l’altro ha una capacità di scrittura per certi versi simile a Battisti e Rino Gaetano. Il nostro gancio è stato Mario Cianchi, quando ha lavorato con Dario gli ha detto di me e così mi è giunta in regalo quella canzone. Ripeto, è un musicista autentico, racconta cose originali: di base, io penso che ci siano cose molto interessanti nel mainstream, quanto nell’underground. E’ sbagliato avere la puzza sotto il naso…

Alcuni pezzi dell’album, penso a “Nel centro del caos” o “Inesorabilmente”, sembrano quasi contenere dei messaggi cifrati. C’è una dedica a qualcuno, vero?

Mettiamola così: quello che canti devi averlo vissuto, direttamente o indirettamente. “Nel centro del caos” è istantanea delle giovani coppie, oggi capita spesso di frantumare i rapporti per colpa delle ansie legate alla quotidianità. “Inesorabilmente” è legata alle tentazioni che vivono all’interno di una relazione, il richiamo del tradimento e altri elementi.

La storia della musica ha vissuto di dualismi: ora tocca a te e Greta. Sui social network è viva la competizione tra i vostri stessi fan, competenti e appassionati, quanto agguerriti…

Guarda, credo siano i retaggi che si porta dietro il talent show. Greta ed io eravamo le due finaliste “reali”, nel senso che Moreno faceva quasi gara a sé, essendo un rapper, e Niccolò era (ed è) un ballerino. Il pubblico si è diviso, spaccato, era giusto così. Per il resto, lei ed io siamo due persone molto diverse, con percorsi estremamente differenti. Cantiamo anche cose diverse e abbiamo anche un’età diversa. Insomma, credo possa bastare.

Chiudo: “Broken together” è l’unica traccia del disco in lingua inglese. E’ anche una risposta a Gabry Ponte che l’anno scorso ti aveva bacchettata per la tua claudicante pronuncia in “Listen”?

In “Listen” c’era stata qualche sbavatura, sì, inutile andare ora a cercare e ricercare colpe e motivazioni. Tuttavia, volevo tranquillizzare Gabry: magari presto andrò in America, perché per parlare perfettamente una lingua occorre vivere un po’ da un’altra parte.

Aspetta, non mi hai detto cosa farai adesso: progetti?

Il 27, come sai, sarò al Blue Note di Milano. In aprile farò dei concerti a Roma e Napoli, nello stesso mese andremo a suonare per i detenuti, all’interno di una casa circondariale del cosentino: in quell’occasione regaleremo oltre 200 dischi. Da maggio, poi, partirà la fase ‘estiva’ del tour: tra ottobre e dicembre faremo una decina di date nei club. Insomma, avrò un po’ da fare! (ride)

(foto Ufficio Stampa)

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