Jovanotti: “Neanche a Capodanno ho ricevuto così tanti messaggi”

Jova giova. Usiamo questo slogan, ideale striscione da concerto negli stadi. Ops, #lorenzoneglistadi. Ieri sera il film di una lunga serie di concerti suonati a spasso per l’Italia: protagonista assoluto, unico e incontrastato lui, Jovanotti. Noi, che abbiamo seguito Lorenzo passo passo, da Roma a Milano, che abbiamo apprezzato le movenze, i giochi di luce, i look, le canzoni, adesso accogliamo di buon grado questa performance di Rai Uno che decide di mandare in onda uno spettacolo “perfetto”. Perché? Privo di violenza, sopra le righe, ma con garbo. E poi così straordinariamente nazional-popolare: “che bello è, quando c’è tanta gente e la musica, la musica, riempie il cielo…

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Le canzoni più belle, di ieri e di oggi, quelle che, come dice Jovanotti: “conosci a memoria, perché ci devi entrare dentro“. Oltre due ore di musica e parole, folla festante e backstage, fino a quell’incontro con i giornalisti, a Cortona, dove lui stesso spiegava e sognava questa super mega festa negli stadi. Ed è la preparazione, il “Jovanotti Begins“, che riempie il cielo e il cuore di mille emozioni. “In questo tour le cose vanno molto peggio degli altri, per cui ci toccherà impegnarci il doppio per riuscire bene…“. I pezzi sono come i puntini della settimana enigmistica, non è semplice metterli insieme, unirli tutti, ma Lorenzo ci riesce: da “La mia moto” a “Le tasche piene di sassi” c’è un abisso, è vero, ma l’entusiasmo fa miracoli.

#IQNF

Un hashtag o, se preferite, un acronimo. Migliaia di persone hanno preso appunti in questa notte di cristalli liquidi, personaggi famosi e gente comune, tutti a tweettare un pensiero, il verso di una canzone, il ricordo di questo o quel concerto. C’è chi si gasa a vederlo saltare e rappare sulle note di “Gimmy Five”, chi resta immobile sul divano ad ascoltare brani come “A te”, “Serenata Rap”, “Gente della notte”. Montaggio ficcante, serrato, abile nel seguire il ritmo dello show: sale, quando è il caso, e viceversa. Bravi Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni, il film è opera loro e se un concertone diventa un evento tv, un applauso va fatto.

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L’abbraccio finale

Ci piace Lorenzo quando confessa di non voler gonfiare uno spettacolo da palasport, perché in uno stadio bisogna fare e dare di più. Ci piace un’attenta regia che pesca due ragazzine strette in un abbraccio, alla fine di “Ragazzo fortunato”, perché la musica unisce. E non ce n’è per nessuno. E ci piace osservare chi potrebbe limitarsi a fare un disco ogni 5-6 anni e qualche concerto ogni tanto e, invece, mostra una carica da sballo e quella voglia di mettersi in discussione che solo i campioni possiedono.

(foto by twitter)

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