Io: “Enrico, preferisco dirtelo subito, io sono della Juve“. Lui: “Hai fatto bene a dirmelo prima, ora siamo in pace…“. Comincia così la chiacchierata vis a vis con Enrico Ruggeri. Luogo, la silenziosa e sacrale hall di un albergo nel centro di Viareggio, a un paio d’ore dalla sua esibizione al Festival Gaber. Fede calcistica a parte (è terribilmente interista, lui) fa ancora piacere parlare di musica con chi la musica la sa e la fa da più di qualche anno. Ben tre pezzi del Signor G per lui: sul palco della Cittadella “Un’idea”, “Lo shampoo” e “Destra Sinistra” in duetto con Rocco Papaleo.
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Enrico Ruggeri @ Festival Gaber
Quando, in conferenza stampa, Enrico comunica la sua decisione d’interpretare “Lo shampoo”, ridono solo in pochi. Poi la battuta “arriva” e nel giro di alcuni secondi è un tripudio di applausi, con Dalia Gaber e Massimo Bernardini che si trattengono a stento. Anzi, non si trattengono affatto.
“Lo shampoo non è un gioco“
In serata mi ritrovo sotto il palco e apprezzo la naturalezza con cui Enrico Ruggeri canta “Un’idea”, rockeggiandola di gusto: “..è la canzone che ho fatto un po’ mia, per scherzo ho chiesto che venisse ritirata la maglia! Con la mia band è sempre venuta bene e ora mi sento perfettamente a mio agio con i musicisti di Gaber“. La compostezza e l’attenzione che fanno da sfondo a “Lo shampoo” dimostrano al pubblico di Viareggio l’estrema forza espressiva di questo pezzo, perché “non è solo un gioco, è ben più profonda come canzone…”
“Gaber era stato lesto a cogliere le mode che partivano sul finire degli anni ’70. Si divertiva, raccontando questi luoghi comuni: con Rocco (Papaleo, ndr) faremo un duetto con costante e continuo scambio di ruoli…“. Così è stato, una coppia inedita capace di rendere bene un brano ideale per un duetto: forse solo Gaber stesso poteva essere credibile tanto a destra, quanto a sinistra.
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Prima di lasciarsi andare a un’imitazione di se stesso, scimmiottando alla grande l’amico Nicola Savino, Enrico si sofferma sull’importanza del testo nella canzone d’autore: “Con l’ultimo album (“Frankenstein”, ndr) continuo la mia battaglia ‘donchisciottesca’, in difesa del testo d’una canzone. Noi italiani siamo sempre stati i più bravi a scrivere, solo per un decennio i francesi ci hanno avvicinato…“.
Ah dimenticavo, il calciatore Enrico Ruggeri non accetta di appendere le scarpette al chiodo. Ho provato a stuzzicarlo sull’argomento, ma non ne vuole che sapere. Dopotutto, a fare assist è ancora bravo, per cui evito di insistere.