Abbiamo incontrato Max Bucci, direttore artistico (con Sergio Giuliani) del Festival “Postepay Rock In Roma 2013”: dopo i concerti di Green Day, The Killers, Toto e Korn, a Luglio è la volta di Iggy Pop, Arctic Monkeys, Bruce Springsteen, Max Gazzè. Cifre da non sottovalutare: solo il pubblico del concerto del Boss è pari a quello della prima edizione, mentre il 2013 riscontra un aumento del 50% per quel che riguarda le presenze del 2011 e 2012. Condivisibile l’idea di spalmare il cast su tre mesi (e non su quattro o cinque giorni), in modo da avere in cartellone tutti gli artisti disponibili nel periodo estivo.
LEGGI IL PROGRAMMA COMPLETO DI “ROCK IN ROMA 2013”
“Springsteen è un sogno che si realizza, ma è Max Gazzè la vera novità di quest’anno…“. Qui capisci che c’è tanta voglia di fare, di stupire, di andare oltre le cose semplici. Grande attenzione per gli artisti internazionali presenti quest’anno al Festival, ma senza dimenticare quel che di buono offre il nostro paese. Non una selezione dei migliori “rocker” in circolazione, ma una scelta precisa, accogliere tre nomi diversi e di grande significato, Silvestri, Zucchero e, appunto, Gazzè.
Ah, per la cronaca, questa è la suoneria del telefonino di Max Bucci, una a caso, eh…
Per ogni palco un colore: idea ad arte
Abbiamo pensato di dare un’impronta diversa, soprattutto perché il nostro logo non ha un colore a tinta unica. Tutto questo, prima che qualche privato decida di appropriarsi, speriamo presto, delle nostre tre arene: magari ci ritroveremo con un “Samsung Stage” o “Vodafone Stage”, chissà…
Rissa tra il pubblico al concerto di Robbie Williams, un peccato
Certo, ma credo rimarrà un caso isolato. Il nostro è un Festival “verde”, massima attenzione verso il pubblico: non ci sono mai stati incidenti, difficile che accadano da queste parti, la sicurezza è la prima cosa: il principio di base deve sempre essere quello della non violenza.
Il ritorno dei Green Day e la reunion dei Blur
Diciamolo, quest’anno “Rock In Roma” è diventato un po’ meno europeo, rispetto agli altri anni. Abbiamo sperimentato la musica elettronica come si fa in altre parti d’Europa: le due band che hai citato vanno incontro a due pubblici differenti, a due generazioni molto diverse. Apertura e chiusura di “garanzia”, senza dubbio.
IGGY AND THE STOOGES @ ROCK IN ROMA – GUARDA LE FOTO
Gazzè è stato incredibile, ora aspettiamo Silvestri…
Sono stati entrambi molto rock al Festival di Sanremo, anche per questo li abbiamo cercati immediatamente. Daniele è l’ospite di casa, Zucchero rappresenta la tradizione, mentre Max è la grande novità di quest’anno: al di là di Bruce Springsteen, la sua presenza ci rende molto felici.
Chi avresti voluto quest’anno?
Non lo dico, ci stiamo già lavorando per il prossimo anno: è uomo ed è un personaggio di portata internazionale. Volevo i Cure già dalla prima edizione, ci siamo riusciti nel 2012: questo e altre cose sono realizzabili in un Festival che dura per tanto tempo, tre mesi e non pochi giorni, anni e non una sola stagione. Idee e progetti vanno sempre un po’ “spalmati”…
Nessuna Tv o radio al seguito di Rock In Roma: perché non provarci?
Guarda, mi stai dando un’idea. Mi spiego meglio: l’ideale sarebbe avere una web tv a supporto, noi abbiamo messo in campo tante iniziative nel campo della comunicazione, è vero che non ci sono né radio e né tv, ma abbiamo Spotify, mica una roba da sottovalutare! (ride) Il futuro è quello, bisogna fare tutto a piccoli passi, magari ci arriveremo presto.
Iggy Pop!
L’anno scorso abbiamo avuto i Beach Boys, quest’anno Neil Young, Mark Knopfler, Green Day, Bruce Springsteen. Ogni edizione deve avere i “mostri sacri”. Iggy, a modo suo, costituisce la bibbia di quel genere musicale, uno che ha attraversato il tempo, amato oggi come tanti anni fa. La base del Festival è rock, ma gli stili sanno fondersi e dar vita a prodotti molto accattivanti. Tutto ciò ci avvicina ad altri esempi europei come quello di Coachella.
Mancano pochissimi giorni al concerto del Boss: sensazioni della vigilia?
La mia generazione ha vissuto con grande emozione “Born In The Usa”, un inno clamoroso, sarà bellissimo vederlo e ascoltarlo qui da noi. L’anima di Springsteen è quella, anche se ammetto che col tempo ho imparato ad apprezzare tutta la sua produzione, anche quella più profonda, dai pezzi con la E-Street Band, alla Bob Seger Band, fino alle vgersioni acustiche. Diciamo che “Born In The Usa” potrebbe essere uno degli inni di questa edizione di “Rock In Roma”.
Diamo un messaggio ai giovanissimi, per chiudere?
Amate la musica, il live: quand’ero giovane andavo ai concerti per spirito di unione e partecipazione. Hai il tuo idolo sul palco, venire a questo genere di eventi vuol dire stare insieme, abbiamo bisogno di messaggi positivi e la musica è in grado di soddisfare questa esigenza.
(foto by kikapress.com)