Successo annunciato. Il ciclone One Direction non si ferma: ogni tappa del tour sembra essere un “cataclisma” con i fan scatenati nel vedere salire sul palco i cinque ragazzi meraviglia. La tana di Romeo e Giulietta non è venuta meno al grande appuntamento: Verona accoglie la band britannica con entusiasmo allo zenit, i “directioners” che non hanno potuto entrare nell’Arena, hanno affollato Piazza Bra. E questa sera si replica a Milano in un Forum di Assago (ovviamente) sold out…
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La mente va al passato a quelle che neppure si definivano “boy-band”, ma semplicemente gruppi rock. Quelli in grado di far urlare di gioia le ragazzine, di farle piangere (di farsela sotto, come racconta i Rolling Stones!). Verona è stato teatro di scene ai limiti del possibile, con appeso cartelli appesi che recitavano “Vi aspettiamo da sempre“, “Venite a vivere in Italia“, “Harry sposami…ora!“. La mente va alle richieste di matrimonio che si facevano al bel Simon Le Bon, ma qualcosa sembra essere cambiato, ora è la rete a governare e indirizzare questo mood. Un tifo esagerato, manifestazioni di affetto che una volta si sprecavano verso fenomeni come i Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Boyzone, gli N’sync, i Take That (la prima vera boy-band, probabilmente).
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Tredicimila fan in delirio all’Arena (e fuori), scaletta di un’ora e quarantacinque minuti scarsi. Harry Styles appare il più amato della formazione (ridateci Simon Le Bon, please) azzarda nel citare “Giulietta e Romeo“: la folla apprezza (ovvio), ma il risultato non è sicuramente dei più felici. Poi ecco entrare in campo la rete, gli internauti, la caduta delle barriere tra palco e pubblico: un tweet appare sul grande schermo alle spalle dei OneD, viene richiesta “Man in Black“. Detto, fatto.
Un concerto che mette la musica al centro di tutto, non ci sono balletti, effetti speciali, niente. Si parte dalle canzoni (pezzi rock, dance, pop, ballate romantiche: ce n’è per tutti i gusti) e si arriva alle canzoni. Il problema è che musicalmente Niall, Zayn, Harry, Liam e Louis non sono i Beatles: probabilmente oggi questo non conta.
(foto by kikapress.com)