Ha intervistato George Michael e danzato con John Travolta. In più ha due bellissimi bambini. E poi sa cosa sono le nuove tecnologie, ascolta tanta musica e non è stata messa lì per caso. Carolina Di Domenico, professione Vj: noi amiamo definirla “la donna ragno”, non tanto per la sua bellezza (sarebbe riduttivo), ma per via della sua capacità di districarsi abilmente nella rete. Il web e la musica sono, per lei, “due destini che si uniscono”, anche per questo la sua presenza a “The Voice Of Italy” è stata una scelta felice.
Finora abbiamo incontrato i cantanti in gara (esclusi e non), il coach più giovane e vicino al mondo nuovo (Noemi), Carolina non poteva mancare: lei la musica ce l’ha in casa, essendo compagna di Pierluigi Ferrantini (leader dei Velvet), e ne ha moltissima alle spalle, visti i trascorsi a MTV (probabilmente gli anni più belli dell’emittente). Mi va di conoscere i suoi gusti e mi colpisce tanto un suo sogno irrealizzabile, a proposito di ospiti speciali da portare in trasmissione…
LE FOTO DI CAROLINA E FABIO TROIANO – GUARDA!
Nel 2007 hai avuto a che fare con i giovani al Festival di Sanremo: quali differenze con The Voice?
Ero in Commissione, un approccio molto diverso, era come se fossi un coach, anche se con un meccanismo distante, ma solo a tratti: dopotutto, anche noi ascoltavamo solo la voce! Lì contava molto il mio giusto, mentre qui faccio cose diverse, non seleziono, la mia partecipazione è più leggera, adesso si limita alla scrematura di chi ci scrive su Twitter o Facebook.
Curioso che abbiano scelto te per un ruolo così marginale, così poco musicale…
Curioso, hai ragione, bell’aggettivo! Volevano qualcuno che fosse estraneo a questo tipo di conduzione. Io ho deciso di accettare, anche perché ultimamente mi sto dedicando molto al web: sono il volto di “Cubomusica” per le live-chat con gli artisti. Web e musica sono due cose diverse, ma si incontrano molto facilmente.
Era preparato lo sketch di “We are family”? Balli bene, abbiamo notato…
Sapevo che Raffaella avrebbe chiamato me e Fabio sul palco: personalmente ero terrorizzata e allo stesso tempo estasiata all’idea di ballare o, almeno, muovermi accanto a lei. Il timore era che ci avrebbe passato il microfono, per fortuna non è accaduto, altrimenti sarebbe stata una tragedia…
Accanto a te Fabio Troiano, durante le prove ho parlato con lui, mi ha confessato di essere molto emotivo: che ne pensi degli opinionisti di Twitter…?
Negli altri paese è così, il ruolo del conduttore è un collante, una guida da un punto all’altro della trasmissione. Non è il classico presentatore brillante “all’italiana”. Qui non era necessario un esperto di musica. Twitter… Beh, è l’area gioco dell’infamia gratuita, va preso con ironia: Fabio fa un po’ fatica, ma in casi del genere occorre farsi scivolare le cose addosso, altrimenti al 30 maggio non ci arriviamo…!
In passato hai avuto l’occasione di stare a due passi, ad esempio, da gente come George Michael: a The Voice c’è un nome che avresti voluto (o vorresti) tra gli ospiti?
Un sogno irrealizzabile riguarda un artista che non c’è più: per me uno come Jeff Buckley rappresenta a tutto tondo il meccanismo originario di The Voice. Giovanissimo, eppure con un talento naturale, spiazzante. Passando all’oggi, mi piace citare Mengoni: la sua ospitata è stata vincente, sarebbe stato bello vederlo incontrare i ragazzi, peccato davvero. Uno bravo, anche con un progetto in testa e con le idee chiare.
Parliamo di musica, i tuoi gusti da che parte vanno?
Niccolò Fabi su tutti: siamo amici e poi penso che sia uno dei parolieri più validi che ci sono in Italia. Poi Daniele Silvestri, Max Gazzè. Mi stuzzica molto la sfera elettronica, su tutti i Subsonica. In genere sono molto rock, anche al femminile, ad esempio Florence And The Machine. Ma potremmo andare avanti per ore…
Ancora The Voice: c’è qualcuno che ti è piaciuto tra gli esclusi e ci puoi confidare un pronostico per la finale?
Michelle Perera! Gran personaggio, voce incredibile. Anche altri, ma se dovessi fare un nome, direi questo. I finalisti li ho in testa, magari li scrivo su un fogliettino, li do’ al notaio e poi te li faccio consegnare la sera della finale. Non chiedermi di più, ti prego…
Com’è lavorare in radio accanto al proprio compagno…?
Un’idea che venne in mente a entrambi in macchina, mentre ascoltavamo un pezzo degli Strokes. Un programma inteso come percorso, come storia: “Ritorno al futuro”, si chiamava così, partimmo da Radio Città Futura. Durò poco meno di un anno: più avanti si fece una cosa molto simile a Radio 2 Rai, “YesWeekend”. Pier fa la scaletta, io mi occupo della conduzione e della ricerca. Ottima sintonia, strano ma è così…
C’è qualcosa che canti o cantate ai vostri bambini (o cantavate in passato)?
Ce ne guardiamo bene! (ride) Al primo mi capitava di accennare qualche nota del Pulcino Pio, ma giusto un assaggio. Mi sono fermata lì e non vado più oltre, anche perché altrimenti iniziano a guardarmi male…
Hai lavorato nella fiction su Aldo Moro, la scorsa settimana Piero Pelù ha ricordato le vittime del terrorismo: che ricordi hai di quell’esperienza?
Esperienza ridotta, pochissime scena, ma sono stata felice di far parte di quel progetto: quella era una delle prime fiction in grado di leggere la realtà in maniera corretta, bravissimi attori, ottimo regista, un gruppo che mi ha dato tanto, mi fa piacere ricordarlo adesso, a distanza di qualche anno.
Ultima domanda. A proposito di musica in Tv, ne hai fatta tanta, secondo te funziona ancora?
Ho avuto la fortuna di lavorare a MTV quando costituiva, almeno in Italia, una novità molto importante: prima c’erano stati altri esempi, come Videomusic o Deejay Television, ma il nostro gruppo era il giusto mix di leggerezza e competenza, c’era tanta voglia di fare, tante idee, un pubblico fedele e appassionato. Oggi l’approfondimento musicale in Tv paga molto poco, forse è la radio il mezzo migliore (magari tardi la sera) per affrontare certi argomenti e in un certo modo. La Tv porta avanti “il modello Talent”, difficile cambiare le cose.
(foto by kikapress.com)