Smaliziata e ribelle, timida e appassionata. Sarà il riccio capriccioso o il rosso rock, ma Gabriella Martinelli ti coinvolge subito, ancor prima di cantare. “Adesso sembra tutto bello, anche se non ho ancora capito cosa mi stia succedendo…“. La recente partecipazione a “The Voice Of Italy” ha aumentato la sua consapevolezza: è arrivato il momento di mettere la quinta e di fare sul serio. Sta lavorando al disco, dice che mi piacerà, che ci sta mettendo “anima, corpo e tutto il resto“. Alle Blind Auditions mi aveva impressionato con “Se stasera sono qui”, ma è un secondo dopo la Battle (con la bravissima Silvia Capasso) che ho deciso di cercarla: una personalità ricca non poteva che richiamare l’attenzione di un cronista attento e spregiudicato (ehm…).
Nomade per necessità (è lei stessa a dire che vive “per strada“), è nata a Roma, ma più ci parli, più la guardi e più ti rendi conto che è tante cose insieme. Saranno i ricci. Sicura di sé, convinta dei suoi mezzi: “Se mi proponessero il pezzo di un grande autore, lo accoglierei a braccia aperte, ma adesso voglio far emergere ciò che scrivo, è la mia esigenza principale“. Si esibiva come vocalist nei Clubhouse per “sostenere” la sua attività da cantautrice, questo può anche fare tenerezza. Anche se poi ti dice la canzone che canta per casa e scoppi a ridere. Del resto, è lei stessa a dirlo: “Per me è tutto bianco o nero, le mezze misure sono per i perdenti“.
Lunedì sarò accanto a lei in sala d’incisione, occasione per conoscerla più da vicino e per raccontare a tutti voi come nasce un progetto in studio: considerate le premesse, spero di uscirne vivo…
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Come sei arrivata a The Voice?
Semplice! Leggendo una mail della Toro Produzioni: mi sono presentata al casting, ho cantato 10 brani. Devo dirti che per me è sempre molto difficile scegliere le cover, preferisco sempre i miei pezzi. Anche per questo ho portato brani di Bertoli, Fossati e “Se stasera sono qui”. Proprio quello che ho cantato alla Blind.
Voliamo, dalla Blind alla Battle…
Eh… Ci sono rimasta male, ma me lo aspettavo: il pezzo era più adatto a Silvia (Capasso, ndr.), cantante soul dalla voce tonda. Io ci ho provato, ma sapevo che quella non fosse la carta giusta per me. Ricordo ancora gli occhi di Noemi puntati su Silvia. Brutti attimi… Fa tutto parte del gioco!
Con Silvia come ti sei trovata?
Il rapporto con lei è stato all’inizio colmo di diffidenza, poi ci siamo raccontate un mucchio di cose e abbiamo lavorato tanto, pur essendo due mondi diversi. Certo, l’aria di sfida si sentiva, eccome! Il problema era anche la divisione delle frasi da cantare: come in teatro, inevitabilmente, uno faceva la parte della “spalla”. Anche il fatto di dover partire, beh… Di solito l’artista che apre i concerti è quello che scalda il pubblico, storicamente è quello di minor presa.
..e il rapporto con Noemi?
Ascolta! L’altro giorno ho fatto l’intervista per “Radio Noemi”, una roba simpaticissima! Anche se Veronica mi ha escluso, la stimo tantissimo: “The Voice” è un Talent, quindi un gioco. Va bene così. Certo, essere contattati proprio da quella radio, strano. Proprio io, quella eliminata…!
Ok, ma tornando indietro, sceglieresti ancora lei?
La rivisitazione blues di “Se stasera sono qui” mi ha parecchio divertito. Grande emozione mista a confusione: ripensandoci, penso che avrei dovuto optare per la Carrà, ha un istinto più “materno”, forse più adatto a me come persona. Attenzione, mica perché Noemi non fosse il top, ma l’istinto a volte gioca brutti scherzi. Lei aveva detto: “Ti farò cantare le tue canzoni su questo palco“. Mi ha fregato, mi ha emozionato, mi ha convinto…
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato con la chitarra da bambina. Poi il Conservatorio con il corso di canto corale: avevo un’insegnante stupenda, che mi ha seguiva benissimo. Io ero una che “scrivevo per comunicare”, da ragazzina vivevo in un mondo tutto mio, poi tempo mi sono trasformata in una ribelle “discotecara”. A 18 anni finito il Liceo e finito il 5° anno di Conservatorio, ho deciso di partire per Roma e provare a vivere di sola musica…
Italiano o inglese nelle tue canzoni?
Io canto in italiano, assolutamente: il mio inglese va rivisitato! (ride) Mio papà vive a Londra, ma essendo un’autrice preferisco cantare nella mia lingua, anche perché mi sento molto più me stessa.
Hai un profilo meticcio, cantavi nelle discoteche, ma partecipavi anche ai premi d’autore…
E’ stato percorso parallelo. A 18 anni sono arrivata a Roma con idee molto chiare: dovevo “spingere” le mie canzoni. In seguito un mio amico dj mi ha proposto di cantare accanto a lui, nelle discoteche. “Canta e improvvisa, un po’ come facessi jazz“. Così mi disse! Ecco i primi soldi, anche un po’ facili. Grazie a questo tipo di lavoro la cantautrice ha potuto “campare”!
Mi dici come ti è saltato in mente di andare a suonare sotto le case discografiche?
E anche sotto le radio! E’ una cosa che volevo fare da tantissimo tempo, ora posso dirti che ne vado fiera! Forse perché, per un attimo ho distrutto il sistema: erano anni che lasciavo le mie demo nei palazzi della musica: nessuno mi dava mai un appuntamento! Così ho acquistato l’amplificatore a batteria (vera svolta!), ho convinto chitarrista e tastierista e siamo partiti. Volevo che le radio passassero i miei pezzi (Cattelan mi ha fatto cantare live, giù per la strada, La Pina mi ha intervistato al telefono!), che le major si accorgessero di me, che mi vedessero e mi ascoltassero, finalmente…
Hai dei modelli di riferimento?
L’uomo che rappresenta il maestro delle mie giornate è Ivano Fossati. Il mio obiettivo è fargli arrivare il mio disco. Mi ispiro a lui, così come a Bob Dylan e Bruce Springsteen. A livello vocale amo parecchio le voci femminili, ma non una in particolare. Tra i giovani apprezzo Mengoni, anche se non è proprio nelle mie corde. Preferisco gente come Samuele Bersani, anche se fa già parte di un’altra generazione.
Giovanissima, eppure prima di The Voice anche X-Factor! Meglio Morgan o Noemi…?
La Battle è stata la mia rivincita: qui finalmente potevo giocare la mia partita vera, dopo la beffa di X-Factor: quando mi esibì non andò in onda il mio codice di televoto, poi mi fu promesso che l’anno successivo sarei entrata di diritto, ma… L’anno dopo Anna Tatangelo non mi volle con sé. Insomma, il problema non è Morgan-Noemi, ma casomai Morgan-Tatangelo…! (ride)
…e X-Factor?
Esperienza stracolma di emozioni: durata pochissimo, ma intensa. Morgan mi accoglieva in sala alla grande, mi dava la carica! Ricordo che una volta, in camerino, mi fece ascoltare un vinile dicendomi: “Secondo me tu adesso ti senti così“. Era uno capace di insegnarti qualcosa attraverso la musica. Un po’ folle e un po’ genio, uno che la musica la conosce.
La canzone sciocca di Gabriella, quella che canti in giro per casa…
Mi vergogno un po’, ma a me divertiva molto cantare Denver! Colonna sonora delle giornate romane con le mie coinquiline: un pezzetto di storia della mia “adolescenza”! Mi vergogno tanto però! Non scriverlo! (ride)
(foto by facebook)