EarthWalker: sognando la California alla scoperta di nuove sonorità

Quasi 26 anni, originario della provincia di Caserta, all’anagrafe Vladimiro, si presenta con il progetto Earthwalker che è ciò che lo rappresenta di più. La semplice concezione del mondo visto come una luogo dove la vita scorre a ritmi frenetici  e dove la voglia insaziabile di esplorare terre lontane  e scoprire nuovi modi di vivere e pensare, è ciò che “Earthwalker” mette nella sua musica. La miscela autentica e genuina della musica britannica e Indie prende vita attraverso suoni meticolosamente ricercati.

 

Come nasce questo progetto musicale?

Sono stato tre anni in giro per l’Europa a studiare e viaggiare ed ho cambiato diversi gruppi musicali. Sono tornato in Italia con l’idea di continuare a vivere la mia passione per la musica da solista. E’ stato meglio così perché mi ero stancato dei continui litigi nelle band, e così la scorsa estate ho iniziato a scrivere e suonare pezzi in acustico.

E come mai proprio “Earthwalker”?

Cercavo qualcosa che riassumesse il senso di questo progetto. Io amo viaggiare in nuovi luoghi, scoprire culture, imparare lingue…noi siamo come degli astronauti alla ricerca di nuovi mondi, anche se non possiamo andare sullo spazio, e per questo ci possiamo definire dei ‘camminatori della Terra’

Il viaggio di cui hai il ricordo migliore?

In Svezia mi sono aperto di più e sono riuscito ad assimilare meglio la loro concezione della musica che è completamente diversa rispetto alla nostra, infatti bisogna ascoltare qualsiasi tipo di musica e non fermarsi ad un genere solo.

Invece l’ultimo che hai fatto?

E’ stato la realizzazione di un sogno di quando ero piccolo ovvero la California. Con il mito dei Guns N’ Roses, sono arrivato a San Diego e Venice Beach, dove si sono formati i The Doors. Lì gli artisti di strada sono dei geni che sanno fare tutto e per questo penso che la California sia il posto che offre maggiori possibilità ad un musicista. Il prossimo viaggio che farò invece sarà in Australia…

La colonna sonora migliore per un viaggio?

Consiglierei “Hard Sun” di Eddie Vedder, anche se al momento ascolto molto Of Monsters And Men e The Kooks.


Ricordi la prima canzone che hai suonato da piccolo?

A 14 anni con il mio primo gruppo ho suonato con la chitarra “Proibito” dei Litfiba.

A proposito di Litfiba, proprio Piero Pelù ora è protagonista di “The Voice”: cosa ne pensi dei talent show in generale?

Non condivido questi programmi anche se capisco che sono delle grandi occasioni per artisti emergenti che vogliono farsi conoscere e non riescono a sfondare. Li trovo molto banali e scontati: li definirei un Grande Fratello della musica. Alcuni giudici/talent scout non li definirei neanche tali, vista la loro poca esperienza in campo musicale…

Cosa ne pensi allora dello sviluppo della musica emergente in Italia?

La scena indie si sta sbloccando un po’, anche se secondo me il problema principale è proprio la lingua italiana. Io scrivo, penso e canto in inglese e secondo me è un vantaggio perché cantare nella propria lingua madre all’estero porta a numerosi svantaggi. Esempio pratico sono i Verdena, secondo me, una delle band più brave degli ultimi anni, che però non sono riusciti ad avere successo all’estero proprio perché nei loro tour europei hanno proposto le canzoni in italiano.

Per concludere, qual è il messaggio che vuoi dare con la tua musica?

Le nuove generazioni vivono in un’era tecnologica e per questo dimenticano le cose più belle come scrivere, leggere, amare: bisogna tornare ad apprezzare le cose semplici.

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