Imitata, invidiata, invitata (in Tv, ma non al Festival). Soprattutto, magnetica. Questa è Anna Oxa. Non sai dove finisca l’artista e dove cominci il personaggio, poi parte una lunga chiacchiera e capisci quanto sia simpatica e vulcanica, terribilmente viva. Tutti gli autori che si sono negli anni affacciati alla sua voce hanno sempre saputo di trattare con un Re Mida in rosa: “Quando nasce un amore”, “Ti lascerò”, “Donna con te”, “Mezzo angolo di cielo”, “Un’emozione da poco”, “E’ tutto un attimo”, “Senza di me”. Sono solo alcune delle sue migliori interpretazioni. Sempre coerente col suo pensiero (è un fiume in pieno quando si inizia a parlare della cultura decadente del nostro paese), maga delle trasformazioni sul palcoscenico. E non è solo un problema di colore dei capelli, di abbigliamento o make up: accade in questo “Oxa History In Concert” (organizzato e prodotto da Groove Company ed Enrico Rovelli Management) quello che è sempre accaduto negli anni, Anna porta a spasso un progetto nuovo, un’idea, un esperimento. La novità e l’azzardo accompagnate alla conservazione di quel che è stato. Non dimentica le origini, anzi riesce ad arricchire il percorso di un tempo lontano con l’abilità dei grandi artisti. Non anticipo nulla questa volta: appassionatevi alla lettura così come io mi sono appassionato a lei e alle sue parole…
ANNA OXA IN TOUR – GUARDA LE FOTO
Rompo subito le scatole: in scaletta mancano brani come “Controllo Totale”, “Sera di Dicembre” e “Guidare un treno”…
Vero! Ma ne ho inserite altre, “Un sogno in tasca”, “Se devo andare via”, “Francesca”. Con un percorso artistico come il mio dovrei fare tanti concerti e preparare ogni volta una scaletta diversa. Considera che questa è solo una prima parte del Tour: in inverno arriveranno altri cambiamenti musicali, abbiamo costruito uno spettacolo che vive, che si muove, che si trasforma, che cambia accanto a me. Il teatro è contenitore ideale di tutto ciò: l’illusionismo e la magia abbinate alla musica.
In che senso…?
La nostra vita è già un’illusione, siamo quasi costretti a vivere tanti scenari con un disegno preordinato, come qualcosa che appare strettamente vicino a ciò che facciamo. La mia History cerca di scardinare il tutto attraverso l’arte, con momenti musicali (non solo i miei) che vanno all’unisono con magia, danza, trasporto. Ogni brano presente in scaletta è stato plasmato a immagine e somiglianza di questo percorso nuovo.
Sono passati una decina d’anni: ricordo l’esperienza su Rai Uno al fianco di Panariello: oggi torneresti a fare qualcosa in tv oppure sei troppo affascinata dalla dimensione teatrale?
Tanto “Fantastico”, quanto “Torno sabato” che è l’esempio che porti tu, sono state per me delle occasioni: era una televisione completa e totalizzante. Io credo di aver portato spesso delle innovazioni nel linguaggio televisivo, forme artistiche quali il cinema che ben potevano sposarsi con un prodotto standard, forme non comuni, non facili. E non solo a livello italiano, ma anche a livello internazionale. Purtroppo nel nostro paese gli addetti ai lavori non si rendono conto di tutto questo. Se ci fosse la possibilità di fare un programma “ad arte”, lo farei con piacere: come sai, le istituzioni hanno scelto una direzione che non mi trova d’accordo…
ANNA OXA IRROMPE AL FESTIVAL – GUARDA LE FOTO
Dopo l’esclusione di quest’anno, pensi di aver chiuso il capitolo Sanremo?
Perché dovrei chiudere? Sono gli uomini che lavorano per certe forme di potere e usano la comunicazione. Ma quale qualità, lì facevano finta, era un gioco costruito a tavolino, c’era tutto un marmellamento politico. La comunicazione non va sottovalutata: la musica è stata la rivoluzione, oppure è andata “a favore del sistema”. Bisogna sempre interrogarsi su cosa c’è dietro cose e persone, atteggiamenti e decisioni. Alla lunga la cultura ne ha fatto le spese, ormai è la New Age del disastro! Un tempo dicevano: “Potete fare tutto da soli“. Spiritualità e creatività sono state abbattute: è una macchina creata dal sistema, che adesso vuole finire il lavoro. Non c’è più cultura, non c’è più risorgimento, l’Italia ha rappresentato la creatività mondiale per eccellenza e adesso si sta sgretolando.
A proposito di musica in Tv, come la pensi su altri fenomeni del momento come X-Factor e soprattutto The Voice?
E’ tutto subliminale, sottile: la finta gloria di un annetto non porta i giovani artisti da nessuna parte. Andranno verso la crisi personale. Non ci sono novità, questo è il bello! L’unica novità è che si sta massacrando l’arte. Hai detto bene tu, è curioso che oggi non ci siano più varietà completi come, ad esempio, “Torno sabato”. E non mi si dica che è solo un problema di soldi: ospiti stranieri a go-go, ma il resto? L’Italia non protegge e non tutela la musica e la sua arte, questo è il problema. La Francia difende le cose di casa sua, in Inghilterra la musica è il secondo business, così come in America. Il sistema vuole annichilire tutto e tutti: non ci incoraggiano, ma ci creano solo un problema che è quello di sopravvivere…
Ti lascerò: Fausto Leali l’ha spesso interpretata al fianco di partner differenti. E tu?
Come avrai visto è nata una versione diversa, più sofferta e più appassionata. Sempre per quel discorso di non accontentarmi della canzone così com’è, ma scavando al suo interno, studiando il suo vissuto. Una canzone vive solo se la fai sentire costantemente viva: per il resto, non mi sono mai posta questo problema, non so se nascerà un nuovo duetto, ma ne dubito.
E, intanto, adesso te ne vai ad Amici…
Facciamo un ragionamento: c’è differenza tra talento e arte, tutti noi abbiamo un talento dentro di noi, ma essere artisti è altra cosa. Oltre 30 anni fa c’erano animali da palcoscenico, come Rino Gaetano: l’artista fa una ricerca costante dentro di se, poi trasforma, elabora, evolve. Io faccio come Pollock, prendo la goccia – il mio brano – e questo acquista sempre qualcosa di più. E’ vero, comunque, che non tutti nascono per diventare dei numeri uno: adesso hanno alimentato la competizione, ma cosa c’entra la competizione con l’arte? Ad Amici porterò un valore aggiunto. Se, poi, un giorno dovessi occuparmi direttamente di questi ragazzi, porterei insegnamenti diversi, mi concentrerei sui suoni dell’artista, sul linguaggio corporeo, sulla capacità di alzare il livello…
Nel 1980 “Tea Party”, duetto con Lucio Dalla: eri giovanissima, cosa ti insegnò quella collaborazione?
Non ho vissuto quello che vedo oggi: oggi c’è povertà, solo un ego che si muove a dismisura che non c’entra nulla con la parte creativa. All’epoca c’era passione, la coscienza di fare insieme le cose e di farle al meglio per il pubblico. C’erano idee da sviluppare, i talent scout, adesso dove si lavora per capire se un artista ha talento, se è un animale da palcoscenico? Una volta tra artisti ci si salutava, si condividevano le cose. Certo, c’era anche invidia, gelosia, ma oggi queste sono eccessivamente sterili, si sono tutti chiusi nel proprio giardino, dove ognuno si auto-celebra e si fa gli affari suoi.
Abbasso il livello e chiudo: c’è una canzone tra le tue che ami cantare sotto la doccia o nella vasca…?
Tante, penso a “Pagliaccio azzurro“, ma anche a “Senza pietà”. Anche un uomo come te potrebbe avere energia femminile molto sviluppata, non si sa mai. Dipende molto dal soggetto…!
Tornerò a vederti a teatro: mi sembri parecchio in forma, secondo me hai venduto l’anima al diavolo.
No, non è possibile. Mi sa che il diavolo ha paura di me…
(Ph. Nicola Allegri)