Suonerà il violino, lo farà. Ormai manca poco, un paio di settimane e il count-down sarà esaurito. Gianna Nannini è pronta per partire con l’Inno Tour e sul suo profilo Facebook ha fatto pregustare ai suoi fan i preparativi, tra pianoforte e scatti promozionali. Parte così, parte da qui una vigilia carica di senso e significato: tanta fortuna per la rocker senese, dopo la nascita di Penelope (“fonte di vita nuova, grande speranza” come lei stessa ha dichiarato), il prestito di “Inno” al Partito Democratico (ancora ci si domanda quanto bene abbia portato a Bersani tutto ciò) e una tournee che promette benissimo: intanto rilascia un’intervista a Rolling Stone e rivela un clamoroso rifiuto del passato…
Il modo migliore per raccontare il momento di Gianna, il prologo a “Inno Tour 2013” (toccherà nel giro di un mese i maggiori palazzetti italiani, da Milano a Roma, da Firenze a Bologna, da Napoli a verona, da Torino a Rimini) è quello di fare un piccolo salto all’indietro, lasciando solo immaginare cosa aspetterà i fan per questo giro di concerti. A più riprese abbiamo lodato Gianna per quel fantastico tentativo (riuscito) in musical che è stata la vicenda di Pia de’ Tolomei: chapeau. Ma adesso èp il momento del live, della musica da palasport, di quella che – più o meno rockeggiante – è in grado di far venire giù gli spalti. Un medley è quel che ci vuole, è un antipasto sostanzioso e a tratti chic. Va bene per tutti i palati. Proprio come Lucio Battisti. Come “Cosa c’entra Battisti?”. C’entra, eccome…
Lucio scrisse un pezzo per Gianna, tanti anni fa. Ma lei rifiutò, perché “bruttarello” come brano. Questa la Nannini agli inizi della sua carriera (fonte: Rolling Stone). Primi anni ’70, la rocker era stata scritturata dall’etichetta Numero Uno: “Claudio Fabi cominciò a lavorare con me, mentre Battisti lo vidi una volta sola. Mi doveva scrivere un pezzo, ma non funzionò“. Per la cronaca, quel pezzo, poi, toccò ad Adriano Pappalardo.
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