Walter Savelli: “Paul McCartney patrimonio dell’umanità!”

Ti capita di vederlo suonare al fianco di uno dei cantautori italiani che stimi di più. Poi incontri quel cantautore, lo intervisti e diventi suo amico. Un libro su (e con) Claudio Baglioni diventa il pretesto per avvicinarsi al suo mondo musicale. Un mondo fatto, anche, di musicisti. A Lecce, durante una della tante presentazioni del 2012, inizio a conoscere quel grande musicista che risponde al nome di Walter Savelli. Io parlo, racconto qualcosa alla platea e lui lì, al piano, a suonare di tutto. Il tutto dopo esserci scofanati un infinito pranzo a base di pesce: tante chiacchiere, aneddoti, curiosità e la voglia di non fermarsi lì, di darsi un nuovo appuntamento. Questa conversazione è l’occasione per andare oltre, per trovare risposte a tante domande non fatte nella due giorni salentina. Le coordinate del viaggio? Da Sanremo a X-Factor, da Claudio (ovviamente) a Paul McCartney, sino all’ultima buonissima idea di Walter: il “concerto privato”…

Com’è cambiato negli anni il tuo laboratorio musicale?

Il laboratorio nasce all’inizio degli anni ’90, io facevo didattica già dal 1970, poi per fortuna ho trovato un ottimo collaboratore: Maurizio Tomberli. Dopo 40 anni desideravo dedicarmi alla musica vera, composizione, concerti, libri. Anche per questo ho interrotto la collaborazione con Claudio Baglioni. Da quel laboratorio sono usciti grandi artisti come Marco Masini, Paolo Vallesi, Marco Falagiani, Carlo Gaudiello. Dal 2005 in poi ho iniziato a tenere lezioni su Skype, prima di allora la gente veniva da Bolzano, Bari, Milano: una roba folle! Ora mi dedico completamente e direttamente alla musica, a fine marzo tra l’altro uscirà il libro “Enarmonia”, seconda raccolta dei miei brani più venduti sui iTunes.

Claudio Baglioni: una volta mi hai detto che è come se tu fossi suo fratello maggiore…

La prima volta che l’ho incontrato era il 1978: a dir la verità non mi faceva impazzire come artista. In seguito, dopo un mese di prove, ho conosciuto una persona splendida. Ci ritrovavamo spesso a fare gag, a sorridere per tutte le cose che vivevamo da bambini degli anni ’50, ridevamo delle stesse cose. Tra me e lui un’affinità davvero incredibile: entrambi ci innamoriamo delle belle armonie, quelle parecchio elaborate. Parliamo di musica e ci ritroviamo subito, anche per questo è come se fossimo fratelli…

Mi racconti qualcosa su “Mille giorni di te e di me”? So che hai molto da dire…

Oltre” è stato un disco lunghissimo, sembrava non volesse uscire più! Una gestazione di circa tre anni. A settembre del 1990 ci ritrovammo tutti in studio di registrazione, a Londra: ricordo bene che a Claudio non piaceva l’introduzione di “Mille giorni di te e di me”. E, così, mi disse: “Rifammela Walter, per favore. Noi, intanto, andiamo a prendere un caffè…“. Rimasi in studio col fonico che mi guardava fisso, sapevo quale fosse la frase la frase da suonare, ma dovevo fare qualcosa di speciale. Piano piano è uscito quello che conosci bene. Più tardi Claudio mi chiese di aiutarlo a sistemare il finale: voleva una roba di pianoforte alla Elton John… Fatta anche quella! Ancora oggi, quando in radio passano quella canzone, mi vengono in mente quei momenti bellissimi, divertenti e colmi di forza creativa.

Mi ricordi quella giornata a Torino sul palco di Amnesty International, i fischi, la contestazione a Claudio…

Io ho un bel ricordo, devo dir la verità! Indimenticabile esperienza, con Sting appoggiato all’amplificatore, Peter Gabriel a pochi passi da me, Bruce Springsteen col quale chiacchierai in camerino. Eravamo tutti gasatissimi, io, Paolone (Paolo Gianolio, ndr.). Guarda, solo quelli delle primissime file lanciarono questa specie di contestazione, mica tutto lo stadio! Falso quel che è stato raccontato: alla sera, in albergo, mia moglie mi disse che ne avevano parlato anche anche al Tg! Fu un po’ spiacevole, certo, ma nessun dramma: peccato non ci sia un reperto audio video di questa cosa, peccato davvero…

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So che hai un’opinione precisa sull’ultimo Sanremo, approfondiamo il tutto?

Elio e le Storie Tese sono un’eccellenza italiana, dovremmo essere fieri di averli tra noi. Tuttavia, come sai, non amo che si facciano gag attorno alla musica. Quella cosa andrebbe bene in una dimensione diversa: a Sanremo vedo canzoni belle e brutte, orecchiabili o meno, ma questa “comicità in musica” proprio no, non mi va giù. E dire che “La canzone mononota” è stata una felicissima intuizione, senza dubbio. Gli artisti della mia generazione erano lontani da questo tipo di performance, forse per questo la vedo diversamente…

Tu hai una venerazione per Paul McCartney, cos’ha di più rispetto agli altri?

Domanda da un milione di dollari! Difficile per me non essere di parte: la mia è la generazione beatlesiana, ti dico che se oggi Paul vendesse gelati, sarebbe ancora e comunque il numero uno al mondo. Del resto, è stato premiato come miglior compositore del secolo. Un genio che faceva tutto (e lo fa ancora) con grande semplicità, mettendosi sul tuo stesso piano: quando si mette a suonare uno strumento ti fa innamorare, pur non essendo un virtuoso. Su YouTube è possibile vedere il concerto che fa dentro Abbey Road: 60 persone, uno spettacolo emozionante. Paul dovrebbe essere patrimonio dell’umanità.

Talent Show, che ne pensi?

Di base non amo fenomeni alla X-Factor: anche Sting ha detto la stessa cosa, per cui non sono solo a questo mondo! Questi ragazzi, usciti dal programma, credono che quella sia stata gavetta. Invece no! l’artista deve arrivare gradualmente al successo vero, c’è bisogno di tempo, pochi mesi di tv non possono bastare…

Arriviamo al tuo “Concerto privato”, convincimi: dov’è la vera novità?

L’uovo di Colombo! Ecco la novità: è un concerto “solo per te”, per festeggiare una ricorrenza, matrimonio, laurea, compleanno. Ti colleghi al link e dal mio studio io mi metto a suonare per te e per i tuoi amici: con un costo limitato faccio un concerto privato con 20 minuti in diretta e poi ti invio un bel file in formato .mp4, come fosse l’album delle fotografie, il ricordo di una bella giornata. C’è la chat che permette interazione costante, anche richieste, perché no! Il mio repertorio, quello di Baglioni e tanta altra roba: voi scrivete ed io suono!

Tra gli artisti con cui hai avuto modo di lavorare, c’è n’è uno che ha avuto minor fortuna rispetto al suo talento?

Paolo Vallesi, sicuramente. Se non avesse fatto successo a Sanremo, sarebbe diventato un ottimo pianista, una specie di Walter Savelli! Dopo le belle esperienze al Festival, è stato beccato dalla sfortuna: ha mollato la casa discografica (e, forse, non doveva), più avanti si è messo a scrivere colonne sonore, sono certo che usciranno fuori cose molto interessanti, perché Paolo ha forte sensibilità melodica, suona bene ed è un compositore ancora tutto da scoprire…

Finale: cosa suonavi da ragazzino? Mi va bene anche un pezzo “sciocco”…

Beh, ho cominciato a suonare a 7 anni, era un pianoforte classico. Mi vengono in mente Neil Sedaka (Oh Carol) e Paul Anka (Diana). Era un periodo molto divertente, pensa che conquistavo le ragazzine facendole venire a casa mia, per il gusto di suonare loro qualcosa: purtroppo tutto si fermava lì, avevo dodici anni. Era già tanta roba..!

(foto by facebook)

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