Al cinema “La migliore offerta”, tra Tornatore e Giorgio Gaber…

In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico“. Frase di lancio dell’ultimo film di Giuseppe Tornatore. “La migliore offerta” è un film legato al mondo dell’arte, un film ad arte sul mondo dei sentimenti. Risultato? Una storia d’amore, complicata, intensa, enigmatica. Qualcuno dice che sia il film più bello del regista siciliano. Una pellicola sull’incapacità di amare, sulla difficoltà ad esternare concretamente i propri sentimenti. Giorgio Gaber se n’è andato nel 2003, proprio 10 anni fa: poco tempo prima di morire avrebbe scritto un brano perfettamente a tema, “Quando sarò capace di amare“…

Una partita con la vita, una partita con l’amore…

Il film inizia con un uomo che non sa amare. Il finale regala l’opposto, la soluzione, il risultato più alto al quale tutti proviamo ad ambire: la capacità di provare amore e riuscire, con i fatti, a dimostrarlo. “La migliore offerta“, a detta del suo eccellente creatore (Giuseppe Tornatore), è un film sull’amore: un bellissimo testamento d’amore è anche quello che, poco tempo prima di salutarci, decise di lasciarci l’immenso Giorgio Gaber… “Quando sarò capace di amare vorrò una donna che se io accarezzo una poltrona, un libro o una rosa lei avrebbe voglia di essere solo quella cosa…

La musica di un amore è quando i sentimenti sono in un continuo movimento, come corde di una chitarra costantemente stimolate, o come i tasti di un pianoforte, suonati e risuonati fino a restare – col tempo – completamente sbeccati. Nei sentimenti esiste una melodia, esiste un’armonia: Gaber, che ci ha lasciati il 1° gennaio 2003, era stato lesto e spontaneo nel comprendere tutto questo. Un amore “egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso“. Anche la musica, anche l’arte, il cinema, una canzone: tutto questo porta con sè una dose di egoismo e necessita di fare il proprio percorso, per crescere e maturare. “La migliore offerta” ci permette di ricordare Il Signor G in una maniera ancora più adeguata: c’è chi dice che Gaber fosse uno straordinario teatrante, chi invece un artista impegnato, brillante. A dieci anni dalla morte restiamo convinti della sua impareggiabile capacità di cantare l’amore, senza mai essere banale. La migliore risposta è raccontarlo così.

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