Un fiume in piena. Una carica elettrizzante, con tanta voglia di dare un messaggio e di farlo con la musica. Al primo impatto sembra quasi che Parisse (che di nome fa Valentina, affascinante come quella di Crepax) abbia due anime, una fortemente italiana, battagliera, orgogliosa, innamorata della bellezza delle cose. E un’altra legata alle sue origini canadesi, alla tenerezza di un giorno di neve, alle sonorità jazz del suo cantante preferito, Kurt Elling, compagno di viaggio di ogni suo viaggio. Poi ti rendi conto che due anime sono veramente poche, che tutto quello che ha cantato, scritto, suonato non si può ridurre a un’etichetta. Da Feel Like Runnin’ a That’s The Way It Goes, da My Baby’s Gone a Vagabond: Parisse è travolgente. Ascoltare la sua cover di Upside Down è pericolosissimo: ti prende da matti e balli per casa come uno scemo! Fai il pieno di energia: proprio come lo spot che ha recentemente musicato…
Partiamo dalla fine: che bella la cover di Upside Down! Quel gioco di fiati, un crescendo coinvolgente… Se potessi scegliere, chi è che vorresti “coverizzare”?
Ti ringrazio molto, dividerò i complimenti con tutta la squadra. Bello potermi confrontare idealmente con Diana Ross, in futuro mi affascinerebbe accostarmi ad artisti come Sade, delicata e intensa insieme. Cantare i sentimenti è impresa ardua, lei ci riesce alla grande, attraverso un’eleganza e una passione fortissime. Questo lo ritrovo anche in interpreti italiane storiche come Patty Pravo e Ornella Vanoni: di quest’ultima adoro terribilmente tutto il periodo brasiliano, canzoni che mi faceva ascoltare mio padre… Poi penso a “Pensiero stupendo”, al momento storico in cui è stata realizzata quella canzone: fu un atto quasi rivoluzionario.
E tra i giovani chi è che ti incuriosisce? Molti emergenti non rispondono a questa domanda…
Sono felice di farlo, anzi grazie a te per avermelo chiesto. Mi vengono in mente Carmen Consoli e Pilar, ad esempio: lontane dal mio genere, ma molto raffinate, trasmettono messaggi forti, emozioni vere e musica di qualità. Anche se il mio cantante preferito, poco conosciuto qui in italia, è retaggio dei miei anni canadesi: Kurt Elling, mi ha fatto amare il jazz alla follia, lo ascolto molto spesso, soprattutto durante i viaggi…
Un’altra cover, “Don’t stop”, successo anni ’70 dei Fleetwood Mac: sei la voce del nuovo spot di Eni… Facciamo un gioco: c’è un genere di prodotti che ti farebbe piacere cantare per spot?
Mi prendi in contropiede, bellissima domanda… Mmm.. Sarò banale, ma penso alle penne e ai quaderni, forse perchè mi piace molto scrivere, sono una “grafomane” impazzita! Seconda ipotesi, un certo tipo di Make-Up, qualcosa di originale a riguardo…
Sanremo: esclusa dai Giovani del 2013, sei arrivata alle audizioni con qualcosa di diverso rispetto ai tuoi standard, come mai questa scelta?
L’idea era quella di portar lì sonorità new-soul, sullo stile di Paolo Nutini o James Morrison: una ballad sull’amore a 360°, con tutte le sue sfumature, senza dimenticare quanto diversifica quello che all’estero s’intende per la parola ‘Love’, e quello che, invece, da noi è ‘Amore’. Due mondi completamente diversi, potremmo parlarne per ore… Penso a “My baby’s gone“, dove una donna sopravvive ad un amore senza più stimoli, senza più sale. Io detesto annoiarmi: per la serie “mi sono ritrovata, perché te ne sei andato“. Trascinare una storia per tanti anni non ha senso. Se una storia d’amore finisce, bisogna rassegnarsi e fregarsene di quel che pensa la gente…
Come è stato lavorare con Phil Palmer?
Senza parole. Straordinario, umile, in grado di mettersi a disposizione e, insieme, di dare grandi insegnamenti. Proprio questo suo atteggiamento nei miei confronti è stato forse il più grande insegnamento: bisogna darsi, partecipare, andare incontro a quello che si presenta davanti a noi..
Quanto e come pesa la tua immagine autoriale nelle canzoni? Hai scritto anche per altri, Filippa Giordano ad esempio…
Beh, ti permette di “aprire la porta” a qualcosa di nuovo, diverso da te. Occasione di crescita: occorre comprendere il messaggio che vuole dare l’artista stesso. Nel caso di Filippa era il concetto di amore totale e totalizzante, di trionfo dei sentimenti.
Parlami di Vagabond…
Un progetto nato in Canada, terra che porto profondamente nel cuore, che mi ha insegnato tantissimo: la prima immagine che ho davanti, se chiudo gli occhi, è la neve, tantissima neve. Quando sei in casa, conosci meglio te stessa, osservando la neve da dietro la finestra. Voglia di affrontare il mondo, di scoprire e di scoprirsi…
Ti tocca! X-Factor è finito da un paio di settimane: la tua opinione sui talent…
Lunga vita a fenomeni televisivi in grado di promuovere voci e volti nuovi, secondo me ci dovrebbero essere 50 Sanremo durante l’anno, occasioni continue per far emergere nuove sonorità, nuovi progetti. Non credo che quello dei Talent sia il mio percorso, preferisco il vis a vis, il rapporto diretto col pubblico e non filtrato: X-Factor è un po’ una macchina dell’illusione. Per me la musica non è fama, ma fame, voglia di andare oltre…
Sei stata al Blue Note di Milano, lì non vanno mica tutti: se potessi scegliere, in quale teatro del mondo vorresti esibirti?
Ce ne sono tanti, ma sono romantica e nostalgica, per cui ti dico Canada, il Festival Internazionale del Jazz, Outdoor…
Nel 2013 che si fa, Maya a parte?
Sto scrivendo tantissimo: c’è un album che sta prendendo forma, brani in inglese e in italiano. Tanto lavoro, tra poco corro in studio, sono molto presa, il progetto è davvero appassionante
Al prossimo concerto vengo sotto il palco: mi dedichi “La casetta in Canada”?
(ride) Promessa solenne: la farò, solo per te!