Conversando con Virginio Simonelli, a poche ore dal Piper…

Poche ore e sarà pandemonio. Lo storico Piper di Roma attende una folla festante, un tripudio di cuori e di mani levate al cielo per la musica e la voce di Virginio Simonelli. Beniamino di grandi e piccini (come dicono quelli bravi), si è fatto apprezzare per la sua semplicità e il suo amore per la musica: “Ovunque” è il suo ultimo album, ne parla con grande orgoglio, non dimentica anni diversi come quelli di Sanremo (era il 2006) e la fortunata partecipazione ad Amici (“occasione per far conoscere il mio Pop”). Ci piace, perchè non s’è ancora montato la testa, perché ha il dono della sobrietà e della compostezza: mai una parola fuori luogo per questo ragazzo, capace di fare musica vera, senza artifici e senza troppi fronzoli. Il Pop è difficilissimo, lui lo ammette e si schernisce quando lo accostiamo ai cantautori di una volta (Zero e De Gregori, ad esempio): Virginio si racconta a Velvet e racconta le sensazioni della vigilia, l’amore per i suoi fan (ma quanti sono!) e anticipa qualcosa sulla scaletta di stasera…

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Dal Talent a Sanremo, di solito va così. Tu, invece…

Il mio è stato un percorso da musicista “classico”: era il 2005, ho fatto un provino con la casa discografica, è andata bene ed eccomi lì! una grande soddisfazione, anche perché ero un perfetto sconosciuto. In seguito c’è stato un momento grigio, un talent show mi ha dato l’opportunità di tornare a fare musica: proprio io che non mi sentivo “un tipo da talent“! Occasione straordinaria, perchè ho avuto la possibilità, la fortuna di portare le mie canzoni, non semplici cover…

Tante influenze, da Elisa a Tracy Chapman: un riferimento maschile c’è?

In realtà esistono tanti punti di riferimento maschili, penso a James Morrison, Jamie Cullum (uno dei miei “miti”), Chris Martin dei Coldplay… Un riassunto, un bel mix insomma!

C’è stato un momento tra Sanremo e Amici in cui hai capito che c’era bisogno di una svolta?

Pensa che io non volevo neppure andare in tv a fare musica: mi bastava fare la mie canzoni e farmi conoscere attraverso le radio. Il momento storico che stiamo e stavamo vivendo mi ha fatto capire dove stava andando la discografia: era, insomma, necessario capire che ogni epoca ha le sue realtà. Alla lunga penso di aver fatto la scelta giusta…

Ovunque, iniziamo a parlarne…

Qualcosa è cambiato, rispetto allo scorso album: è una cosa naturale, è il corso delle cose. Abbiamo avuto molto tempo per lavorare, molto se pensiamo ai tempi che molti giovani hanno per confezionare un disco. Questo sono io, Ovunque è una parte importante di me che mi fa apprezzare, ma che – ancora di più – mi permette e mi ha permesso di mostrami per quello che artisticamente sono sempre stato…

Hai seguito X-Factor? Secondo te ha qualcosa di più o di meno rispetto ad Amici?

Sono due format diversi, ma molto simili. Mi spiego: entrambi sono prima di tutto prodotti televisivi, la base è quella. Sky ha creato un vero e proprio show, dando molta importanza alla cornice, alla scena, alle coreografie, ai costumi. Quel che li diversifica è la componente “canzoni”, X-Factor, in sostanza, non ti dà la possibilità di farti conoscere davvero per quello che – musicalmente – sei. Tante cover, tanti arrangiamenti, tante sfide con te stesso, pur di riuscire nell’impresa di interpretare al meglio una canzone non tua. Amici, invece, è una vetrina per la tua musica.

Rapporto bellissimo con Annalisa Scarrone: hai mai pensato ad un duetto, una cosa live stile Gino Paoli e Ornella Vanoni?

Paragoni altissimi! questo genere di cose è sempre governato dal tempo. A me piacerebbe tanto scrivere anche per altri, così come risulterebbe parecchio accattivante lavorare a cose come quelle di cui parli tu. Con Annalisa ci siamo spesso parlati a proposito, non escludo che prima o poi possa uscire qualcosa che ci avvicini un po’. Attualmente, però, non ci sono progetti precisi. Vediamo che succede, il tempo dovrebbe essere dalla nostra parte, vista l’età…

Il titolo “Ovunque”, perchè?

Sembra di stare in aeroporto, in attesa di partire per un viaggio nuovo. Mai stare fermi. Così come non siamo stati fermi nei mesi precedenti all’uscita del disco: ho lavorato a lungo e a quattro mani con Mario Zannini, era un inverno rigidissimo, ci siamo chiusi in studio e lentamente abbiamo costruito quello che io volevo dall’inizio. Avevo un’idea precisa, anche del suono che volevo dare al disco… E’ andata come volevo… Sono affezionato a tutti i pezzi: La dipendenza, ad esempio, ma anche Elis, un brano che il mito Claudio Cecchetto ha accostato al pop dei Coldplay. Mamma mia…

Fan e Social network…

Per noi giovani è fondamentale usare i Social, senza barriere e senza filtro. Altrimenti non avrebbe senso. Postare una foto così come sono, piuttosto che scrivere direttamente e pubblicamente a tutta la gente che, con grande pazienza, mi segue, è per me un piacere. Come dicevo prima, bisogna tenere conto dell’epoca che siamo vivendo, quindi anche della grande forza della rete. Mi piace molto Twitter, ma diventa inutile se non è l’artista a gestirlo direttamente. I fan se ne accorgono e il “messaggio” non passa…

Lavorare con Marco Salom, come è stato?

Un grande professionista, un creativo, una grande persona. I video che ho fatto con lui sono certamente i più belli della mia pur breve carriera: davvero un onore lavorare con lui, ottimizza i tempi, non solo i costi. Il video di “Sale” ad esempio ha rappresentato un’esperienza “clamorosa”, il successo di questo secondo singolo probabilmente deve molto anche al lavoro che abbiamo fatto con Marco.

Dammi un’anticipazione! come aprirai il concerto stasera?

Il tempo sprecato, brano scritto con Bungaro. Un grandissimo artista, una persona stupenda. Ci siamo incontrati al Blue Note di Milano, recentemente: da quelli come lui c’è molto da imparare.

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