Conversando con Sergio Sgrilli: Dieci Venti D’Amore sembra un film!

Si parte col Pop alla De Gregori, procedendo con atmosfere alla Fossati… Si strizza l’occhio agli Avion Travel e si chiude con la dance. “Dieci venti d’amore” è come un film, una colonna sonora fatta di foto che fanno rumore. Sergio Sgrilli lo sa ed è piacevolmente impressionato dalla nostra passione. Il suo primo lavoro cantautorale è una sola moltitudine: a modo loro stanno dentro anche i Beatles…

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Primo disco per te, molto bello… Ascoltato in macchina e alla sera, lavorando al pc… Soddisfatto del tuo lavoro?

Per dir la verità avrei fatto un album totalmente diverso. Poi è capitato questo… Ho cercato di seguire un’ispirazione che veniva da lontano, una parte di me più malinconica, quel Sergio che stava vivendo una fase “importante” della sua vita. Più che tracce, mi piace parlare di dieci foto musicali.

Si spazia dal pop al rock, dal blues al liscio…

Non amo essere catalogato, ma se devo fare uno sforzo direi che la mia musica ruota attorno ad un blues piuttosto ironico, tinto di funky. Il funky è un genere che amo sin da ragazzino, riesce a incunearsi con quei suoni sporchi che mi fanno impazzire. E’ l’album della mia vita, ogni parte di me e del mio percorso andava colorata diversamente. Ce l’ho messa tutta…

Fossati, De Gregori e gli Avion Travel: influenze?

Fossati sta là sopra, è una montagna troppo alta da scalare. Prima al telefono mi hai detto che la mia “Facci caso” ti ricorda molto lo stile di Ivano. E’ un complimento bellissimo. Il Principe Francesco è una persona alla quale voglio bene: qualche anno fa lo incontrai (eravamo alla festa del 1 maggio) e gli dissi che “La valigia dell’attore” era il brano col quale aprivo tutti i miei concerti. Mi ha risposto di pancia: “Sono felice, l’ho scritta per quelli come te“. E mi ha abbracciato. Pensa te, due omoni che si uniscono.. Che scena! conosco poco la produzione degli Avion Travel, ricordo solo la loro pregevole partecipazione a Sanremo. Alti livelli.

Toh, Sanremo! so che sono tre anni che provi a partecipare…

Morandi fu molto chiaro con me, dicendo che il pezzo era forte (Facci caso, ndr) ma che il Festival doveva mantenere una sua credibilità artistica. Non poteva portare in gara e tra i big uno come me e tenere fuori certi nomi. Ha fatto bene, dopotutto. Amo Sanremo, è una trasmissione tv a 360°, un grande show musicale. Va salvaguardato. Così come vanno apprezzati i Talent, come lo stesso X-Factor: lunga vita a tutto quello che può cambiar la vita di una persona. La vita e la carriera. Magari di qualche concorrente, un giorno, non si ricorderà nessuno. Ma se hai grinta e talento, vai avanti.

…e del web che dici? Tu sei attivissimo su YouTube, ad esempio!

Mi diverto a postare periodicamente dei video in cui suono e racconto le mie canzoni. Il rapporto diretto col pubblico, seppur virtuale. Il web, allo stesso modo dei Talent, è un mezzo. Fondamentale. Va sempre trovato il giusto mezzo per utilizzare al meglio questi mezzi. Io, nel disco, ho inaugurato “Il coro di Facebook”. Un gruppo di persone che, rispondendo ad un mio scherzoso annuncio in rete, è poi diventato un vero coro in uno dei miei brani (Sposami, ndr)

Dieci venti d’amore è anche Dieci note di carta: un libretto di racconti su cui spiccano un episodio legato ai Pooh e un bellissimo ricordo di Marco Simoncelli..

Sic era un amico vero. L’ho visto morire in tv. Mi aveva detto che voleva festeggiare il compleanno con me e tantissimi altri amici. La famiglia ha voluto far festa ugualmente, al 105 Stadium di Rimini eravamo in 6.000. Il 19 gennaio replichiamo. I Pooh, invece, mi riportano a Londra, in un pub. Lì ho saputo del distacco da Stefano D’Orazio. Appena ho letto la notizia ho urlato “No!”. Un tizio che era al tavolo con me credeva stessi parlando di una band sul modello dei Genesis, di un batterista tipo Phil Collins…

Avete duettato una volta a Zelig, vero?

Porca miseria… Riuscimmo a raggiungere il picco d’ascolto quella sera: 14 mln. Facchinetti ancora ride quando alla sua domanda “Chi fermerà la musica” io continuo a rispondere “Il tu figliolo..“. Non muoiono mai, per la musica italiana è un bene.

Gli Archimia sono bravissimi. In “Facci caso” ti regalano quello special molto simile a Eleonor Rigby dei Beatles. Poi… Lo diciamo ai lettori di Velvet Music cosa ti ha detto quel tipo quando gli hai riferito la notizia di Stefano D’Orazio…?

Gianfranco… Io ti abbraccerei, sono io che faccio i complimenti a te, c’hai preso. Gli Archmia sono favolosi, un quartetto d’archi che vanta collaborazioni con artisti internazionali. Ci siamo ritrovati in studio e abbiamo fatto “una mattata”, allungando la canzone con un orecchio alle sonorità dei Beatles. Eleonor Rigby ci ha ispirati, eccome. Quel tipo del pub era un italiano che vive a Londra da sempre. Beh, ha semplicemente detto: “sti cazzi!

Grazie, Sergio. Bel lavoro, davvero!

E’ stato un piacere. Ti aspetto a Rimini per Sic, a Gennaio.

(Ph. Gianni Belloni)

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